Violenza tra giovani, il Questore: «Polizia anche in piazza Boni»
Weekend, pieno centro e violenza. Sono gli ingredienti del cocktail che riaccende i riflettori non solo su una generale recrudescenza di fenomeni violenti che vedono protagonisti giovani e giovanissimi, ma anche sui disagi che li spingono ad assumere simili comportament. Il pretesto per analizzare cosa accade nelle notti delle principali città italiane (Brescia compresa) è il più recente fatto di cronaca: quello del pestaggio di gruppo contro un minorenne avvenuto sabato pomeriggio in piazza Bruno Boni. A colpire psicologi, addetti ai lavori e forze dell’ordine è anche la spudoratezza di eventi simili negli ultimi mesi.
Proprio come accaduto nel fine settimana scorso, quando un 16enne viene pestato da un branco di almeno una decina di persone. Il motivo è tra i più futili e banali, ma non per questo meno grave: secondo le ricostruzioni, il minorenne aveva saputo che una sua amica era diventata bersaglio di insulti sui social da parte di un coetaneo. Il ragazzino ha così deciso di affrontarlo per chiarire la sua situazione, ma sarebbe stato subito preso a calci e pugni, prima di rifugiarsi nella vicina chiesa di San Lorenzo.
Ad inquadrare l’escalation in un quadro di degrado sociale più ampio è il questore di Brescia Giovanni Signer, che esordisce con queste parole: «Non sono un sociologo, però se assistiamo a rapine di capi marcati o di cellulari prestigiosi dobbiamo chiederci quali sono le nuove esigenze che spingono i minori a delinquere. La questione è molto più ampia, ma quello che mi sento di dire è che bisogna sicuramente partire dall’utilizzo dei social e dai messaggi che vengono veicolati da questi ragazzi». Ma per Signer l’attenzione massima che si protrae ormai da un anno a questa parte negli «obiettivi sensibili» dell’aggregazione cittadina non deve creare tensioni eccessive: «I fatti che abbiamo registrato soprattutto nella scorsa primavera sono stati degni della massima considerazione da parte delle forze dell’ordine. Noi tutti abbiamo ottenuto risultati con denunce e arresti di minori che si erano messi in evidenza con comportamenti violenti, rapine e anche con atti gratuiti. Non dobbiamo però fare l’errore di enfatizzare questi fatti, perché l’enfatizzazione amplifica la portata stessa di certi comportamenti. Così come dobbiamo distinguere quello che accade a Brescia da ciò che vediamo in altre città italiane, dove le violenze sono anche più gravi».
Da tempo psicoanalisti e sociologi indagano su disagi e difficoltà comportamentali, su problemi di interazione e su contesti familiari e scolastici, oltre all’influenza della realtà virtuale sulla vita reale - fattori che potrebbero in parte essere tutti riconducibili ai motivi del fenomeno, tra spregiudicatezza e violenza diffusa. Su binari paralleli, invece, si muove la macchina della prevenzione. Risale infatti allo scorso settembre il piano di controllo coordinato tra Questura e Prefettura, che ha dettato le regole del cosiddetto «servizio movida»: da allora, dal venerdì alla domenica tutte le pattuglie sono mobilitate nelle piazze Paolo VI, Mercato, Arnaldo, Vittoria e Tebaldo. Un piano che nelle principali aree di aggregazione prevede presidi fissi, passaggi e servizi a piedi. Dopo l’ultimo pestaggio in piazza Bruno Boni, però, Signer assicura un potenziamento dei controlli anche negli spazi più nascosti e meno battuti dalle forze dell’ordine, proprio come nel caso dell’area antistante il teatro Sociale.
«È vero che sabato si è registrato un evento negativo - conclude il questore - ma dobbiamo rilevare che il pestaggio è accaduto in una zona in cui non sono presenti le nostre auto. Stiamo già rivedendo il modulo e sicuramente già da sabato prossimo faremo in modo di diversificare la nostra presenza, operando anche in quella zona».
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