Vigili del Fuoco, saluto d’onore al capoturno Sandro Casarotto
Gli automezzi schierati al Comando di via Scuole, i lampeggianti a illuminare di blu la notte, le sirene che ululano, i colleghi pronti a un abbraccio commosso, mentre crepitano piccoli fuochi d’artificio. Un «Grazie Sandro» che campeggia su uno striscione grande quanto il muso di un'autopompa.
Un saluto davvero d’onore quello che i Vigili del Fuoco di Brescia hanno dedicato al caporeparto Sandro Casarotto, 60 anni, 40 dei quali con la divisa del Corpo nazionale, prima da volontario e discontinuo, poi da permanente (1986). Per lui quello di mercoledì è stato l’ultimo turno di una lunga carriera vissuta, racconta chi lo conosce bene, coniugando in modo unico sensibilità umana e competenze professionali.
Vuoi come vigile, autista, specialista dei mezzi movimento terra, caposquadra, istruttore, collaudatore o infine capoturno. Al punto da rendere ambìto lavorare con lui. In tanti anni, raccontano i colleghi, è divenuto un «autentico pilastro» del Comando per la sua capacità di ascolto e di gestione dei piccoli o grandi problemi, individuali, tecnici o organizzativi. Mai lo ricordano arrabbiato, piuttosto sempre pronto a fermarsi anche fuori dai turni per dare una mano o per quelle «due parole» capaci di tramutarsi in lunga chiacchierata, per scambiare valutazioni su un intervento, confortare un collega o raccontare qualcuno dei mille aneddoti di cui sono ricchi i suoi 40 anni al servizio degli altri.
Dall’alluvione della Valtellina (1987) ai terremoti de L’Aquila (2009) e Amatrice (2016), alle tante emergenze del Bresciano, per i colleghi sapere Casarotto della partita è sempre stato una garanzia. E sono certi che anche ora - che avrà tempo di dedicarsi alla moglie Manuela, ai figli Andrea e Gloria e ai nipotini - ci sarà se servirà una mano in caserma. Perché la divisa da vigile del fuoco, assicurano, è per Casarotto una seconda pelle, di quelle che non si tolgono mai del tutto.
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