Vigili del fuoco, col maltempo 700 interventi in 7 giorni: «Più microcalamità, urgono risorse»
In media ogni anno i Vigili del Fuoco bresciani gestiscono più di 8.000 interventi. Negli ultimi sette giorni, complice il maltempo, ne hanno affrontati oltre 700: il 9% dell’attività di 12 mesi in una sola settimana, «con squadre al lavoro per oltre 12 ore e picchi di 189 interventi al giorno».
Microcalamità
Una situazione dettata in larga parte dai nubifragi che hanno flagellato il Bresciano, generando «microcalamità»: eventi a rilevante impatto che pure non sfociano nella maxi emergenza (come quella che ha funestato la Romagna). Il cambiamento climatico, al di là dei dubbi da ombrellone, è destinato a rendere sempre più frequenti situazioni di tale portata. E proprio per questo monta la preoccupazione dei sindacati dei pompieri bresciani (Usb, Conapo, Uil-Pa, Fns-Cisl e Cgil), che hanno scritto al comandante, Enrico Porrovecchio, chiedendo un incontro urgente.
«È indispensabile definire procedure - al momento inesistenti - che consentano di rinforzare l’organico del Comando nelle fasi di preallerta meteo e non quando siamo già in difficoltà» stigmatizzano. Questo per evitare, di stressare la macchina del soccorso causando sovraccarico di lavoro o ritardi. Senza contare che nei momenti di massima criticità anche «il Nue 112 (il sistema di centrali di primo livello per le chiamate di emergenza, ndr) è andato in tilt: si sapeva che sarebbe successo e non è la prima volta» si legge nella nota.
Il caso del Cipiesse
Anche il caso del rogo del Cipiesse è eloquente: «Giovedì, in una settimana nera, si sono sommati incendi appartamento e capannone, l’ultimo dei quali ha visto convergere 5 squadre dalla provincia a Rezzato. Una squadra e due supporti da Brescia, due squadre da Salò e una botte da Desenzano, una squadra da Gardone Vt e una botte da Chiari. In caso di urgenze, per ore, da Sirmione a Limone, non ci sarebbero stati vigili del fuoco disponibili in meno di 40/60 minuti, in piena stagione turistica».La riflessione non tocca solo i permanenti (i professionisti): «La componente volontaria dà un grande contributo ma i volontari nei giorni infrasettimanali sono spesso impegnati al lavoro e l’assetto del soccorso sulla provincia ha spesso buchi enormi: l’asse portante del soccorso dovrebbe essere strutturato sui permanenti e a Brescia mancano almeno due distaccamenti». E ancora: «Per mezzi e attrezzature, molto è stato fatto in Lombardia per i volontari, indirizzando fondi di Protezione Civile. Non si può dire lo stesso per i permanenti che vedono mezzi nuovi fermi per anni in attesa di fondi per le attrezzature. Purtroppo Brescia pompieristicamente non è considerata quanto meriterebbe».
Carenza autoscale
Esemplare in tal senso è la situazione delle autoscale: «La parata di quelle nuove acquistate dal Corpo si è svolta a gennaio proprio a Brescia: il sapore di una beffa, perché ne abbiamo ricevuta una dovendone cedere un’altra e continuiamo ad averne due in meno (quelle di Darfo, prestata a Pavia, e Salò)». In Valcamonica è ora distaccata quella dei volontari di Verolanuova, acquistata con fondi stanziati nella Bassa a beneficio di una zona che ora ne è sprovvista.
L’appello
I sindacati rivolgono una richiesta esplicita «alla politica lombarda e ai vertici nazionali del Corpo: le emergenze sono sempre di più e più intense, per lavorare bene ci servono più risorse. Più uomini, mezzi e attrezzature. Il soccorso non si alimenta di sola buona volontà: di quella i vigili del fuoco ne mettono in abbondanza, ma non basta a far bene le cose».
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