Via Milano: nel cuore del degrado

Lungo la via e nei cortili edifici malmessi accanto ad immobili sistemati in vendita. Il caso «Caffaro»
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«Per fare un prato occorrono un trifoglio e un'ape, e un'illusione». Qualche bello spirito ha tracciato la scritta sul distributore in disarmo di via Milano, di fronte al vecchio ingresso della Caffaro. In effetti, bisogna ribaltare la realtà per figurarsi un prato da queste parti, un'area verde, fisica o mentale, che regali un senso di serena libertà.

Siamo in via in Milano, nel tratto fra l'Esselunga e il rondò per la Tangenziale Ovest, in un qualsiasi pomeriggio di questi. Il cavallo di Garibaldi è lontano. I vecchi residenti di Campo Fiera (costruito comunque dopo il monumento) scherzavano sul fatto di abitare dietro le terga del quadrupede, come se la posizione dell'animale volesse indicare un certo distacco altezzoso del centro cittadino coi sui palazzi nobiliari verso il quartiere popolare. In questa parte di città dopo il Vantiniano, originale impasto urbanistico e umano, i lustrini del centro sembrano ancora più lontani.

Niente prato, dunque, ma è poco male rispetto al resto: al grigio di una via triste, scolorita, zeppa di cartelli con vendesi o affittasi, di edifici vuoti o malmessi. Eppure potrebbe essere l'opposto, grazie alla ricca umanità, al vivace tessuto sociale, alla variopinta struttura commerciale, alle differenti tipologie residenziali. Non che manchino restauri più o meno recenti: ma non fanno che mettere in risalto il resto.

Il degrado si presenta subito, al civico 23, all'angolo con via Francesco Nullo. Un edificio malandato di tre piani, gli ultimi due senza segno di vita. Finestre rotte, gli scuri danneggiati. Subito dopo, al 25, dichiara il carico di anni e malattie anche il fabbricato che si allunga in via Nullo. Muri scrostati, tapparelle abbassate, un insieme che stride con l'edificio successivo, ben sistemato.
Sulla parte destra della via, al numero 68, c'è invece un'alta e snella palazzina liberty, un tempo elegante: ora sopravvivono miracolosamente all'abbandono alcune decorazioni e il delizioso balconcino in ferro battuto. Poco più avanti, ecco l'ex distributore con il sogno verde, che suona sarcastico di fronte alla più grave emergenza ambientale ed urbana di Brescia: la Caffaro del Pcb.

Lungo la via e nei vicoli laterali ci sono anche freschi interventi di risanamento. Al numero 100, ad esempio, un bel palazzo grigio-giallo affigge il cartello «vendita». «Vendesi-affittasi» nuovi appartamenti ed uffici anche al 94, sopra una banca; allo stesso modo sono disponibili locali per il terziario al piano terra degli immobili ai civici 89 e 99, risanati e decorosi, anche se già toccati dallo smog scaricato dalle automobili. Decisamente più modesto, e bisognoso di cantiere, il fabbricato al 140, dove un avviso notifica che al piano terra ci sono 180 metri quadrati liberi. Per metterci che cosa?

Enrico Mirani

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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