Via Brocchi, arrivato il primo carico d'amianto

Sorpresi e amareggiati gli abitanti dell'area, che il 1° ottobre si sono svegliati da «movimenti sospetti».
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«Certo che sono iniziati i conferimenti. Venerdì scorso, per l'esattezza (il 28 settembre, ndr)». Nessuna sorpresa, quindi. Non in seno all'Amministrazione regionale, quanto meno, che per voce dell'assessore a Urbanistica e Territorio Daniele Belotti conferma l'effettivo avvio delle attività della discarica di amianto di via Brocchi gestita dall'azienda Profacta Spa (gruppo Faustini). Sorpresi e amareggiati gli abitanti dell'area, che il 1° ottobre si sono svegliati da «movimenti sospetti», denunciava Gabriele Avalli del Codisa sulla sua pagina Facebook. E proprio il Codisa definisce l'inizio delle operazioni di conferimento come «l'ultimo atto dell'assurda decisione di voler sotterrare l'amianto in questa zona, ove invece dovrebbe nascere il parco delle cave».

La vicenda della discarica di via Brocchi ha origine qualche anno fa, ed è costellata da corsi e ricorsi. Innanzitutto, la Via venne rilasciata da Regione Lombardia il 3 giugno 2008, mentre la cosiddetta «Aia» - Autorizzazione Integrata Ambientale - reca la data del 10 febbraio 2009. Il Codisa ha presentato ricorsi a Tar e Consiglio di Stato, organo quest'ultimo cui si era a sua volta appellata Profacta per chiedere il rigetto dell'ordinanza sospensiva ordinata dal Tribunale Amministrativo. Ottenendolo. Resta tuttavia in sospeso la pronuncia del Consiglio di Stato che però «non impedisce al sito di operare», chiarisce l'assessore regionale.

Codisa e Comitato spontaneo contro le nocività in primis - non ci stanno. «Il tardivo impegno di sindaco e Consiglio comunale non siano stati in grado di difendere i diritti della collettività che rappresentano».
«Opposizioni comprensibili - prende atto Daniele Belotti - ma i cittadini dovrebbero tener presente una cosa: il Consiglio regionale ha fatto una scelta di responsabilità votando la legge sull'amianto. Non ci sono scappatoie: è un problema che dobbiamo risolvere».
Raffaella Mora

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