Via Bonardi, presidio contro la moschea
Sono una cinquantina. Si daranno il cambio per presidiare dal mattino presto fino a mezzanotte il marciapiede di via Bonardi, in zona Villa Glori, perché contrari alla moschea, o centro islamico, che dovrebbe sorgere nel negozio di 400 metri quadri le cui vetrine sono ora coperte dalla carta da parati. Si tratta di «un sit in pacifico - affermano i residenti della zona uniti nella protesta - preoccupati e timorosi di dover fronteggiare un nuovo caso viale Piave, dove la presenza della sede di un centro musulmano ha scatenato una guerra a colpi di carte bollate, ultima puntata della quale risoltasi con la sentenza del Consiglio di Stato che ne ha decretato la riapertura».
L’associazione pakistana «Al-Noor Brescia Italia» ha stipulato il contratto d’affitto con la proprietà, la società Draco, suscitando una ridda di voci sull’ipotesi che in via Bonardi stesse per aprire un’altra moschea, a dispetto di quanto previsto dal Pgt. Al presidio prende parte anche il presidente della circoscrizione Ovest, Mattia Margaroli, che difende i residenti: «Non sono mossi da pregiudizi, tantomeno religiosi, ma solo dall´intento di fare rispettare le norme. E queste dicono che per fare ciò che vogliono questi pakistani serve cambiare la destinazione d´uso per la quale necessita specifica domanda e approvazione da parte del Consiglio comunale e della Circoscrizione».
Contro l’ipotesi della moschea era scesa in strada nei giorni scorsi anche la Lega Nord. Il vicesindaco di Brescia e assessore alla Sicurezza Fabio Rolfi, affiancato dal consigliere Giorgio Taglietti e dal segretario cittadino Paolo Sabbadini, aveva voluto «tranquillizzare i residenti della zona: l'Amministrazione comunale non darà l’autorizzazione; finché ci siamo noi, il quartiere sarà tutelato».
A quanto riferiscono i residenti, però, «i locatari si sono dichiarati ugualmente fermi nel proposito di avviare le attività di sostegno, consultazione, lettura del Corano e avviamento alla religione per i bambini. Non sarà forse una moschea sulla carta, ma qualcosa che per noi residenti e per chi si oppone, le assomiglia molto».
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