Via Artematica, cancellata la mostra sui Maya

Paroli: «Non ci sono le condizioni per collaborare». Svanisce il ciclo di grandi mostre in Santa Giulia.
AA

Era ormai un fantasma che si aggirava per Brescia. Un contratto non c'era più, i fondi previsti nemmeno. Ma la mostra sui Maya continuava ad aleggiare fino a quando ieri pomeriggio il sindaco Adriano Paroli è tornato sui suoi passi annunciando l'addio definitivo all'evento: «Non ci sono le condizioni per sedersi attorno ad un tavolo a ragionare con Artematica».

Il caso Matisse ha costretto la Loggia a rivedere le proprie posizioni. Se il 14 agosto il sindaco dichiarava che la mostra si sarebbe fatta con i soldi dell'Imu (700.000 euro) e con i fondi messi a disposizione da Artematica e dal socio dell'amministratore delegato Andrea Brunello, il noto imprenditore Giuseppe Stefanel, ora è tutto cambiato. I dubbi affiorati sul numero dei visitatori della mostra su Matisse e la lentezza (mista a riluttanza) mostrata da Artematica una volta chiesti i dati certificati hanno fatto naufragare il rapporto iniziato nel 2009 con l'affidamento alla società di Treviso della mostra sugli Inca.
Paroli ha tenuto a precisare che sia gli Inca, sia Matisse, «sono stati due successi», ma a questo punto preferisce destinare i soldi preventivati per i Maya ad altre iniziative da organizzare in Santa Giulia. Quali? Si vedrà. Al dietrofront ha contribuito anche l'atteggiamento dell'alleato principale del Pdl in Loggia. La Lega non ha mai mancato nei mesi scorsi di criticare l'ipotesi del nuovo evento espositivo.

Nel frattempo, il Comune guarda con grande interesse a domani, quando scadrà l'ultimatum intimato dalla Fondazione Brescia Musei ad Artematica. Brunello dovrà presentarsi con la documentazione che attesti la veridicità di quanto dichiarato un anno fa, ovvero i 248.862 visitatori raccolti da Matisse. In ballo c'è il rispetto del contratto, che prevedeva una soglia minima di 230mila ingressi, e l'eventuale salasso da 500mila euro che avrebbe investito Artematica sotto tale cifra (tra penale e mancato saldo finale). L'operato della società di Andrea Brunello ha risvegliato anche l'interesse della Procura. La settimana scorsa è stato aperto un fascicolo in cui è confluita la documentazione relativa alla mostra in possesso di Brescia Musei.

L'esperienza di Artematica a Brescia subisce così una brusca interruzione. La società avrebbe dovuto sostituire, a livello organizzativo, la Linea d'Ombra di Goldin protagonista delle grandi mostre in Santa Giulia. Andrea Brunello fece il suo ingresso in scena il 19 giugno 2009 negli uffici della Regione Lombardia, era il giorno della conferenza stampa di presentazione degli Inca. Al suo fianco, il sindaco Adriano Paroli, il presidente Roberto Formigoni e il presidente del consiglio di Sorveglianza di A2A, Graziano Tarantini, in virtù della sponsorizzazione concessa all'evento. Artematica venne scelta nel periodo in cui la politica culturale del Comune era indirizzata, all'interno dell'Amministrazione, dall'assessore Andrea Arcai e dal direttore generale Danilo Maiocchi (passato nell'aprile 2010 ai vertici della Regione Lombardia e sostituito da Alessandro Triboldi).

A proposito di Fondazione, in quel periodo si trovava sotto commissariamento. Il consiglio presieduto da Agostino Mantovani si era dimesso in blocco nel febbraio 2009, al suo posto la gestione venne curata da Patrizia Serena, dirigente del Comune di Brescia. Soltanto nel marzo del 2010 si insediò il nuovo consiglio con a capo Faustino Lechi. Il suo primo atto fu la sottoscrizione del contratto per la mostra su Matisse, il 18 giugno 2010, seguendo l'indicazione operativa della Loggia.

La mostra sull'artista francese sembrava all'epoca il naturale sviluppo della collaborazione avviata con Artematica. Forte dei numeri dichiarati per gli Inca a Santa Giulia (273mila presenze, oltre la soglia minima di 200mila, tra il 4/12/2009 e il 27/6/2010) e con il vento in poppa grazie agli allestimenti a Treviso («Canaletto») e Milano («Arte italiana») Brunello si apprestava ad inaugurare in città un ciclo di grandi mostre intitolato «I colori della felicità». Il programma comprendeva «Matisse. La seduzione di Michelangelo» nel 2011; «Il sorriso incantato di Renoir» nel 2012; «I Longobardi» nel 2013 e «Chagall-Picasso. I colori della felicità» nel 2014.

Già prima che partisse Matisse, però, la situazione di bilancio impose un ripensamento. Renoir fu il primo a saltare mentre all'orizzonte si affacciarono i Maya nell'anno della fine del mondo. Almeno, stando alle loro previsioni. Il contratto venne firmato nel novembre 2011, ma a metà gennaio dello scorso anno venne già ritenuto sciolto dalla Fondazione Brescia Musei: in Loggia non era infatti arrivata l'autorizzazione ministeriale a spendere i fondi previsti nel bilancio.

Ciò nonostante, nel corso dell'anno il sindaco Paroli ha rispolverato l'idea della mostra, sostenuto dall'assessore Arcai. Brunello, dal canto suo, ha sempre detto di non volervi rinunciare. Anche per via dei soldi già spesi per organizzare l'evento e reperire le opere. Ora, però, è davvero tutto finito. I Maya sembrano aver scaricato la loro forza funesta. Mentre il caso Matisse scotta ogni giorno di più.

Emanuele Galesi
e.galesi@giornaledibrescia.it

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia