Vi prego, non chiamiamolo «mammo»

Nel giorno della festa della mamma la riflessione di una lettrice: «Quando lui resta con i bambini è semplicemente il papà»
Il papà alle prese col cambio del pannolino © www.giornaledibrescia.it
Il papà alle prese col cambio del pannolino © www.giornaledibrescia.it
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Ma perché chiamarlo mammo? Il suo nome è papà. E un papà è un papà anche soprattutto quando sta con i suoi figli.

Eppure oggi, epoca in cui si parla di diritti delle donne, parità dei sessi, lotta alla violenza (anche psicologica) domestica e divario salariale, sia mai che sia l’uomo ad accedere al congedo parentale o, peggio, a chiedere il part time. Deve farlo la mamma. Punto.

Ne ho parlato con mio marito. La sua risposta: «Non ce la farei a stare a casa, impazzirei». «Ah sì? Quindi è scontato che lo debba fare io?». Beh, certo. Discussione con conseguente senso di colpa: perché poi - è inevitabile - hai sempre quella fastidiosa sensazione di non voler stare coi tuoi figli, di giocare a scaricabarile, quando invece l’obiettivo è esattamente l’opposto, ossia far passare loro più tempo in famiglia, senza pesare sui nonni o senza pagare babysitter.

Per mio marito, poco più che 30enne, è ovvio che a casa ci rimanga io, anche se economicamente nella nostra famiglia sarebbe più utile il contrario. Giuro che è un tipo con la mente aperta e lontano dal clichè della donna anni Cinquanta.

A influenzarlo è il contesto, a cominciare dai miei genitori che «oddio resta a casa lui?», come se non ne fosse capace, quando invece è un padre meraviglioso e pulisce la cucina meglio di me. E poi i colleghi, gli amici, i conoscenti, gli anziani al parco che lo vedono col passeggino: «Non ha voglia di lavorare», «sottomesso», «poverino» i bisbigli più soft. «Eccolo l’imboscato», il commento riservato a un mio collega rientrato dopo un periodo di congedo.

La società non è pronta a gestire la scelta di un padre di stare coi suoi figli mentre la mamma è al lavoro. Dando per scontato che a una donna non pesi rinunciare (anche solo parzialmente) al lavoro che ama, che per lei sia più facile trovare un compromesso, che lei sia più portata a passare le sue giornate tra ciucci e pannolini.

In realtà una mamma che lavora lasciando che a casa resti il papà non è una mamma che rinuncia ai suoi figli, è una mamma che insieme a un papà farà crescere dei bambini capaci di superare le barriere ideologiche.

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