Veglia delle palme, «L’Amore ci dà speranza»
«Ancora è tempo di sapiente allerta e di perseveranza. A voi, cari giovani, è chiesto anzitutto di tenere viva la luce che si intravede in fondo al tunnel della pandemia, perché voi siete i primi annunciatori di un futuro di speranza. Niente è più grande dell’amore. Nulla gli si può paragonare».
Il presule ha concentrato la meditazione su di un testo particolarmente intenso del Vangelo di Giovanni, un brano che si apre con la metafora suggestiva della vite e dei tralci e che raggiunge il suo vertice nell’invito di Gesù a rimanere nel suo amore. «La comunione vicendevole è la prima forma di testimonianza cristiana - ha sottolineato monsignor Tremolada nell’omelia - e dimostra che la redenzione si è compiuta: "Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita - scrive l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera - perché amiamo i fratelli". Amarsi come fratelli è il segno evidente che è avvenuta una rinascita».
È necessario sfidare il mondo, con i suoi parametri di giudizio, le sue abitudini, le sue convinzioni. Occorre prendere le distanze e contestare apertamente uno stile di vita ormai compromesso, assumendone uno nuovo, decisamente alternativo. «L’amore è grande e rende grandi. Non rende potenti, o famosi, o vincenti - questa la riflessione di monsignor Tremolada per i giovani -. Non riempie la vita di successi e di guadagni, né mai susciterà invidie e gelosie. L’amore rende grandi agli occhi di Dio e delle persone semplici e buone, che riconoscono la verità della vita là dove si manifesta. Amare infatti è smettere di odiare, di invidiare, di ferire».
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