Vaccini, i pediatri: «Siamo pronti, ma meglio gli hub»
I giovanissimi si stanno prenotando dalla notte scorsa per ricevere il vaccino Pfizer, destinato alla fascia di età compresa tra i 12 e i 15 anni. Come e dove, però, è ancora per certi versi da definire. Finora si è parlato degli hub vaccinali come sede per i teenager e si è ipotizzato il coinvolgimento diretto dei pediatri, senza contare la perplessità espressa dagli stessi anche attraverso i coordinatori delle sigle sindacali che proprio oggi a partire dalle 16 sono in Regione Lombardia per affrontare il problema.
Perplessità esprime Analia Perini, pediatra di base in città, già revisore dei conti dell’Ordine dei medici per molti anni. «Non abbiamo ricevuto alcuna indicazione da Ats e tanto meno dal Pirellone – osserva la dottoressa Perini -. Se saremo coinvolti siamo tutti d’accordo sulla necessità di vaccinare negli hub, non nei nostri studi, che non sono tutti idonei e attrezzati a tal fine. Credo si stia alimentando una grande confusione con differenti informazioni ai medici e alle famiglie. Sarà comunque fondamentale coinvolgerci per l’anamnesi degli adolescenti».
Favorevolissimo alla vaccinazione anche Marcello Berardi, pediatra coordinatore del Simpef il sindacato dei medici pediatri di famiglia più rappresentativo in Lombardia. «Scendere nell’età è la scelta più razionale – dichiara -. È quindi giusto arrivare ai dodicenni, ma non si può essere "chiamati alle armi" in maniera confusa. Daremo comunque di certo la nostra disponibilità a operare negli hub - conclude il dottor Berardi - e saremo di supporto ai genitori che ci interpellano». Roberto Caputo, pediatra coordinatore del Fimp (Federazione italiana medici pediatri), sigla più rappresentativa a livello nazionale, dichiara tutta la disponibilità dei pediatri per «riuscire a vaccinare il maggior numero possibile di adolescenti prima di riaprire le scuole a settembre». Non solo: vanno bene gli hub ma «la rete dei pediatri bresciani – fa notare – è così capillare che potrebbero esserci alcuni studi attrezzati per vaccinare direttamente. Non bisogna dimenticare che i bambini hanno sofferto per le limitazioni e tocca ai pediatri accompagnare le famiglie in una scelta non facile».
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