Vaccinati e non, la polemica non attecchisce a Brescia

Dopo le accuse di discriminazione tra alunni mosse all’ultimo decreto
Scuola e Covid (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Fanno discutere le quarantene differenziate tra vaccinati e non, ora (da quando sabato è entrato in vigore il nuovo decreto legge) anche nella scuola primaria. C’è chi considera il provvedimento «discriminatorio», come emerso dal sondaggio online di Orizzonte Scuola, dove circa l’80% dei partecipanti è contrario a tale distinzione in nome del principio dell’inclusione scolastica e dell’impossibilità da parte dei minori di operare in autonomia, dovendo sottostare alle scelte dei genitori. Ma il tema sembra appassionare poco i dirigenti scolastici bresciani, che preferiscono non esprimersi al riguardo («La questione è delicata, meglio non rilasciare dichiarazioni...») oppure, con una buona dose di pragmatismo, si dicono «del tutto d’accordo con la differenziazione tra vaccinati e non».

Come il dirigente dell’Istituto Antonietti di Iseo, Diego Parzani: «Avrei reso il vaccino obbligatorio - afferma -, come lo è quello contro il meningococco, che tutti fanno, anche se in Italia i casi di meningite all’anno sono poche decine». «Ritengo - rileva il dirigente del liceo Calini, Marco Tarolli - che la scelta sia "difensiva" nei confronti di quei ragazzi che, per stato vaccinale, possono essere più esposti a un contagio. Essendo poi la quarantena ridotta a cinque giorni, è del tutto sostenibile e diventerà probabilmente una discussione inutile».

I primi a essere interessati dal nuovo scenario sono gli istituti comprensivi, che accolgono bambini e ragazzi dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado (per gli studenti delle medie, così come per quelli delle superiori, il distinguo per quarantena e Dad tra immunizzati e non era già applicato fin dal decreto dello scorso 5 gennaio).

«Senza entrare nel merito di decisioni prese dall’autorità sanitaria, posso dire che con questa procedura si sono allineati i due ordini di scuola, della primaria e della secondaria. È un aspetto positivo - commenta la dirigente dell’Ic Centro 3, Loredana Guccione - che aiuta a snellire la procedura. L’abbiamo constatato attuando il primo provvedimento col nuovo regime per un caso alla primaria: una volta caricato sulla piattaforma, la notifica di Ats è arrivata subito con un codice che offre alle famiglie il grande vantaggio di accedere, almeno così dovrebbe essere, al tampone gratuito».

La polemica tuttavia divampa a livello nazionale e ha coinvolto anche politica e istituzioni (persino due sottosegretari all’Istruzione, Sasso e Floridia, che hanno condannato le nuove misure). «Lo diciamo da mesi - taglia corto il dirigente dell’Ust, Giuseppe Bonelli -: che senso ha incentivare la campagna di vaccinazione se poi il comportamento è uguale per vaccinato e non vaccinato? Chiaro che le distinzioni, in un contesto educativo, sono sempre da gestire con buon senso e delicatezza, ma bisogna prendere decisioni che vadano nella direzione del bene della comunità. Non dimentichiamo che è proprio il bambino non immunizzato a rischiare di più in una classe a prevalenza di vaccinati, e lo dobbiamo tutelare».

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