Unione popolare: «Sull’ambiente Loggia e governo rimasti immobili»

La coalizione ha parlato di ambiente, responsabilità e ingiustizia sociale fuori dalla Caffaro in via Nullo
Unione popolare fuori dalla Caffaro in via Nullo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Unione popolare fuori dalla Caffaro in via Nullo - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

Il punto è questo: non salvaguardare l’ambiente significa alimentare l’ingiustizia sociale, perché a rimetterci - per dirla con le parole dello storico dell’ambiente Marino Ruzzenenti - «sono sempre i ceti popolari», quelli che non possono permettersi di spendere di più, ad esempio, per comprarsi il suv elettrico o i prodotti bio.

A spiegare in che modo questo meccanismo arricchisce chi è benestante e penalizza i ceti meno abbienti - con un conto salato che si riversa non solo sul portafoglio, ma soprattutto sulla salute - è il team di candidati e attivisti di Unione popolare, tra le coalizioni che si presentano al voto delle elezioni politiche di domenica. Per parlare di ambiente e tutele, Unione popolare ha scelto il luogo bresciano emblematico per eccellenza: l’ingresso della storica Caffaro. In via Nullo, i rappresentanti politici hanno snocciolato alcuni degli undici punti programmatici che disegnano l’elenco degli obiettivi legati al capitolo ambiente, con un messaggio ben chiaro. «Brescia è uno dei territori più inquinati d’Europa, ma la guerra ha messo in soffitta tutta l’urgenza di avviare una transizione ecologica vera» sottolinea Maurizio Bresciani.

Spiega Ruzzenenti, che di questo spicchio di programma di Unione popolare è autore: «Il caso Caffaro è l’esempio di come la giustizia ambientale sia legata alla giustizia sociale. L’azienda ha prodotto per 50 anni Pcb in assoluto monopolio e con extraprofitti, devastando un territorio che guarda caso è di insediamento popolare, non andando certo a toccare il quadrante nord est della città. Oltre a subire l’inquinamento, c’è la beffa: i soldi pubblici metteranno in sicurezza il sito privato, mentre per gravi responsabilità di governo e Comune per i cittadini non si prevede nulla. Questo dimostra come la crisi ecologica non sia scoppiata ora. Bisogna invertire la rotta, perché la crisi ecologica discrimina».

Come? Le ricette proposte sono molte. Un esempio sta nella gestione del Pnrr: «Quei soldi - sottolinea Unione popolare - non possono essere dati alle imprese che stanno devastando i territori». Una stoccata alla Loggia - arriva infine da Dino Greco e Bresciani: «Brescia è il posto in cui si muore di più in Europa per le polveri sottili, l’aria malata. Se io fossi sindaco non ci dormirei la notte, cercherei di smuovere mari e monti. Ma il Comune non affronta questi problemi. Eppure riguardano la salute dei cittadini...».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia