Una stanza in affitto per fare cassa
«Affitto stanza singola a persona educata, ordinata e poco rumorosa». «Cerco giovane referenziato 28-35 anni per condivisione trilocale». «Si preferisce chi fa settimana corta». Sono solo alcune delle centinaia di inserzioni che compaiono sui siti che aiutano a trovare coinquilini o nelle bacheche delle università bresciane, dove tra gli studenti è maggiore l'esigenza di trovare una sistemazione pratica a prezzi convenienti, come pure la disponibilità a condividere spazi e servizi contando sull'arricchimento culturale o sociale che ne può derivare.
«Cercasi 35enne educata e socievole -recita per esempio un altro annuncio- che voglia condividere un appartamento in zona stazione con due lavoratrici a cui piace conoscere gente nuova». Ma a Brescia, dove per una stanza in affitto, a seconda del quartiere, si spendono dai 250 a 370 euro spese incluse e 180 euro in media per un posto letto in doppia, il fenomeno della condivisione della casa non riguarda solo gli studenti o i giovani lavoratori. «Molte di queste soluzioni abitative nascono come conseguenza di un problema sociale -spiega Ivo Amendolagine, presidente dell'Associazione bresciana della proprietà edilizia-. Si perde il lavoro, si contraggono gli stipendi e la gente sceglie la coabitazione. Gli extracomunitari per esempio lo fanno da sempre, anche se si tratta in genere di un fatto negativo perché nasconde delle speculazioni. Oggi per esempio buona parte degli affitti di parti della casa nascono dalla modificazione dei contratti di lavoro delle badanti. Anziché sottoscriverne uno che preveda anche il diritto d'alloggio, la si fa diventare una coinquilina per abbattere anche i costi fiscali».
Un fenomeno che nella maggior parte dei casi a Brescia sfugge allo Stato e al fisco, di cui le associazioni vengono a conoscenza solo quando nascono i contenziosi e che in parte compensa la contrazione degli affitti che si è registrata negli ultimi anni anche nella nostra città. Erano infatti 16mila le locazioni registrate nella sola Brescia nel periodo pre-crisi, mentre oggi se ne sono perse più del 20%. Molto probabilmente non si tratta solo di extracomunitari rimpatriati, ma di single che hanno scelto soluzioni meno onerose in coabitazione.
«Non essendoci denaro liquido - continua Amendolagine - queste tipologie di affitto si diffondono anche tra gli studenti e gli anziani, per cui è conveniente, non solo dal punto di vista economico, condividere l'appartamento con altre persone: per i ragazzi infatti è un'esperienza stimolante e per chi ha raggiunto la terza età la presenza di qualcun altro in casa dà sicurezza».
Ma quanto si risparmia rispetto ad un affitto di tipo tradizionale? Attorno al 40%, a giudicare dalle cifre che circolano in città. Secondo le rilevazioni dell'Ufficio Studi di Tecnocasa, che ha recentemente pubblicato i dati relativi al primo semestre del 2012, infatti, a Brescia per affittare un bilocale in zona semicentrale si spendono in media 400 euro, che salgono a 500 per un trilocale, con una contrazione dei prezzi rispetto al periodo appena precedente che si attesta a -2,4% per il bilocale e a -1,8% per il trilocale, in linea con il calo delle richieste di abitazioni da locare sul mercato immobiliare.
Passando in rassegna gli annunci pubblicati sui maggiori motori di ricerca (immobiliare.it, affitto.it e easystanza.it) balza all'occhio che a Brescia la maggior parte degli annunci riguardano studenti, a differenza di quanto accade nelle grandi città come Milano e Roma dove la richiesta dei lavoratori ha superato quella degli universitari.
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