Un treno per Auschwitz: 650 studenti sulle tracce di Primo Levi
Sono partiti questa mattina i 650 studenti bresciani protagonisti di «Un treno per Auschwitz», il progetto giunto alla 13esima edizione che ogni anno porta i ragazzi in visita al campo di sterminio simbolo della violenza nazista. Sono 650, proprio come i deportati che nel 1944 partirono da Fossoli nel Modenese e tra i quali c'era Primo Levi, di cui quest'anno si celebra il centenario dalla nascita. «Non l’abbiamo fatto apposta - spiega Lorena Pasquini, anima organizzatrice dell'iniziativa sostenuta dall'archivio storico Bigio Savoldi e Livia Bottardi Milani -. Quest'anno abbiamo registrato il record di adesioni».
I ragazzi sono partiti in pullman sotto una pioggia battente dalla stazione Metro di Prealpino, ma saliranno nel loro lungo viaggio sui convogli del treno che li condurrà sino in Polonia. I ragazzi provengono da 14 diversi istituti superiori di città e provincia: arriveranno in Polonia domani e visiteranno il campo di Belżec, per poi dedicare la giornata di lunedì a Auschwitz e fare ritorno a Brescia il 5 novembre.
L'iniziativa, una tradizione culturale molto sentita che gode del riconoscimento della Presidenza della Repubblica Italiana, s'ispira alla lezione universale di Primo Levi, che proprio dal fango di Auschwitz iniziò a percepire la sacralità e il bisogno di fare memoria di quanto accaduto, tramandandola di generazione in generazione.
L'edizione 2019 è dedicata alle «Foreste dense e selvagge» che l'intellettuale cita nel suo «La tregua», il romanzo del ritorno in cui l'autore ritrova i colori del paesaggio europeo sfiancato dalla distruzione, ma anche il grigiore dei villaggi deserti. Le foreste dense e selvagge percorse dal treno - che prima trasportava Levi e oggi i giovani bresciani - sono proprio quelle dietro cui il nazismo tentò di nascondere le strutture di morte del popolo ebraico d’Europa.
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