Un topo intellettuale tra aglio e cicoria

Il movimento per la difesa dei diritti dei topi in poco tempo ha raccolto 25mila firmatari; tra cui molti artisti
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Quando ero piccolo andavamo a raccogliere la cicoria nei campi. Non erano gli anni dell’albero degli zoccoli, ma la vita regalava ancora momenti di bucolico romanticismo. Poi è arrivato l'inquinamento, sono sparite le lucciole, le farfalle, le mosche si sono incredibilmente diradate, e così la cicoria conviene coltivarla nell’orto. Io ne sono ghiotto.

Nei giorni scorsi ero a Roma e l’ho gustata ripassata: a parte l’eccesso di aglio ne sono rimasto appagato. Ogni volta che vado nella capitale rimango colpito dalla quantità di topi che girano per le strade, un’invasione contro la quale sembra non esserci rimedio. Anche Parigi è nella stessa condizione, ma là il piano per la derattizzazione sta trovando l’opposizione degli animalisti.

Il movimento per la difesa dei diritti dei topi in poco tempo ha raccolto 25mila firme; tra i firmatari, fanno sapere gli attivisti, ci sono molti artisti e intellettuali. Caspita, allora non si scherza. I «salviamo i ratti» sono capeggiati da Claudine Duperret, nel 2007 regalò alla figlia un topolino bianco e da allora si è innamorata dei roditori. Dal suo profilo facebook detta la linea scagliandosi contro le mentalità anti topo.

In dieci anni ha coabitato con 25 topi, tutti salvati dalla strada. Ora ne ha tre: Mousty, Leon e Milou. La Claudine spiega che i topi vanno nutriti nel sottosuolo così non vengono in superficie a cercare cibo; non solo: servono massicce campagne di contraccezione. Nella petizione gli animal chic chiedono di fermare il massacro dei roditori, si parla addirittura di genocidio, segno che di questi tempi si può essere artisti e intellettuali senza conoscere il significato delle parole.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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