Un monumento per le vittime Covid nel viale d’ingresso del Vantiniano
Sarà collocata nel viale d’ingresso del Vantiniano l’opera che Giuseppe Bergomi sta realizzando per ricordare le vittime del Covid. Ma non è l’unico intervento al camposanto di via Milano 17. Il cimitero, dove sono sepolti bresciani che hanno fatto la Storia, come Tito Speri, è esso stesso un monumento per le testimonianze che conserva, statue e lapidi, e perché è considerato il primo Monumentale d’Italia. Ecco che la pandemia, che solo nel Bresciano ha fatto più di 5.600 vittime ufficiali, non poteva non essere ricordata. E non a caso è stato scelto un artista bresciano conosciuto in tutto il mondo.
Il monumento
Dell’opera di Giuseppe Bergomi, che ha realizzato, tanto per citare alcuni dei suoi lavori, la statua di Cristina Trivulzio di Belgiojoso a Milano, la pietra tombale della madre di Sgarbi e un ciclo per l’acquario di Nagoya, si sa pochissimo se non che è stata messa su carta nella casa-studio di Ome, che la sta realizzando la fonderia Mariani Pietrasanta e che verrà inaugurata a Brescia il 18 marzo, Giornata nazionale delle vittime del Covid-19.
Si sa anche che avrà un riferimento all’affresco di cappella Brancacci di Firenze del Masaccio perché per l’artista il Covid è stata «una collettiva cacciata dal Paradiso». Quel giorno ci sarà anche il Generale Francesco Paolo Figliuolo, Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure sanitarie di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19 del governo Draghi. L’opera avrà un costo di 90mila euro, 50mila donati da Fondazione Asm.
Proprio in vista del 18 marzo in via Milano sono stati eseguiti interventi sull’illuminazione delle cancellate d’ingresso e del faro, per un costo totale di 41.854 euro. Il faro, che ispirò l’architetto tedesco Johann Heinrich Strack per la realizzazione della colonna della Vittoria di Berlino troverà nuova visibilità: installati nuovi fari in corrispondenza dei vertici del capitello quadrato del faro, sostenuti da bracci regolabili e indipendenti che sono stati fissati senza compromettere il marmo.
«L’impianto aumenterà la visibilità della torre, che si potrà ammirare in numerosi punti della città - spiegano dalla Loggia -, e rappresenterà un ulteriore omaggio alle vittime della pandemia attraverso la luce, simbolo di rinascita». «Soltanto la memoria condivisa può renderci più consapevoli, più coesi e più forti -- dice l’Assessore alla Riqualificazione urbana Valter Muchetti -. E così, oltre ad aver commissionato al Maestro Bergomi l’ opera che ci aiuterà a commemorare i tragici avvenimenti che ci hanno colpito, abbiamo colto l’occasione per riqualificare l’illuminazione delle cancellate monumentali dell’ingresso e quella del faro, monumento di grande valore architettonico che caratterizza lo skyline cittadino».
Il faro del cimitero, alto 55 metri, fu edificato tra il 1849 e il 1864. La rotonda centrale contiene le spoglie dell’architetto Rodolfo Vantini, ricordato anche da un’imponente statua scolpita da Seleroni. Nel faro si trova la lapide funebre più antica del cimitero che risale al 1810 e che ricorda una donna Giulia, morta nel giugno di quell’anno. Il faro fu un progetto secondario quasi a simboleggiare la guida nell’aldilà. Per quanto riguarda le cancellate d’ingresso sono stati installati sei faretti carrabili incassati a terra per illuminare dal basso le sei colonne del prospetto nord del colonnato. Altri quattro proiettori saranno invece dedicati alle due colonne centrali dei due caselli del dazio. La luce neutra, di colore bianco, potrà essere modificata in occasione di eventi speciali.
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