Un km di tubazioni e hi-tech: l’antincendio 4.0 parte da Brescia
I tubi gialli e rossi stesi attorno a tutta la caserma del Comando di via Scuole. Tre anelli da 330 metri l’uno di manichette da 70 mm di diametro. Un chilometro di condutture antincendio. Quante ne potrebbero servire in uno scenario d’intervento estremo per domare un rogo. Divampato in un punto tanto impervio o in una strada stretta da risultare inaccessibile ai mezzi dei Vigili del Fuoco. A un’estremità ci sono una botte con un’autopompa che pesca acqua anche da un’enorme vasca, grazie a una potente motopompa, e da ultimo un miscelatore. All’altra un vigile con autoprotettore e bombole che con la lancia scarica sulle immaginarie fiamme tutta la potenza disponibile sotto forma di schiumogeno di ultima generazione. Poi si sale al castello di manovra (la torre della caserma, ndr) per tradurre la distanza in scarto verticale e sperimentare il funzionamento dei nuovi ritrovati quando il dislivello è di cinque piani.
Scene dall’esercitazione nazionale che, nei giorni scorsi, ha visto confluire a Brescia pompieri da sette regioni - Veneto, Liguria, Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Marche e Sicilia - a sigillo di un percorso d’avanguardia nell’impiego delle nuove tecniche antincendio, quelle sulle quali i vertici del Corpo Nazionale hanno deciso di investire dopo anni in cui molte energie sono state assorbite dalle più recenti specialità dei Vigili del Fuoco - dall’ambito Speleo-alpino-fluviale a quello Nucleare Batteriologico Chimico Radiologico passando per l’Usar, le ricerche tra le macerie. Tanto più rilevante appare che proprio a Brescia - irritualmente, visto che di solito si svolgono a Roma - sia stata organizzata l’esercitazione che, tra il Comando e il campo scuola di Ghedi, ha visto impegnati oltre 30 vigili, guidati da un pool di formatori bresciani, su tutti il coordinatore Matteo Angeletti.
Molteplici gli scopi dell’attività, documentata a fini di formazione anche con i droni: in primis provare sul campo l’effettiva capacità di intervento garantita dagli schiumogeni più innovativi, biodegradabili e destinati a supplire l’acqua in molti scenari. E verificare la rispondenza delle tabelle teoriche di portanza, perdita di carico e gittata lungo tubazioni tanto estese. Per farlo, sono stati impiegati strumenti tra i più avanzati: come flussimetri, misuratori posti in giunzione tra una tubazione e l’altra in grado di fornire i dati puntuali di pressione via Bluetooth su più tablet e smartphone, consentendo tanto a chi regola la mandata dall’autopompa, quanto a chi è lungo la linea di sapere quanto sono efficaci i settaggi scelti. Perché il 4.0 è arrivato anche sul fronte dell’antincendio. E può fare la differenza quando le fiamme son vere.
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