Un centinaio di assunzioni nella riorganizzazione del Civile

Approvato il piano di riorganizzazione regionale: tra le novità, oltre al nuovo personale in ingresso, il Dipartimento malattie croniche
L'ospedale Civile di Brescia © www.giornaledibrescia.it
L'ospedale Civile di Brescia © www.giornaledibrescia.it
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C’è maggior chiarezza. Ma il percorso di riorganizzazione dell’Ospedale Civile, nella nuova veste di «azienda sociosanitaria» voluta dalla legge di riforma, è ancora molto in salita. La chiarezza deriva dall’approvazione, lunedì scorso in Giunta regionale, del Poas, il Piano di organizzazione aziendale strategico che dovrà essere declinato entro la fine del 2018, data di scadenza del mandato dell’attuale direzione. La salita è legata allo sforzo di collegare professionalità e servizi, e farli dialogare, in due ambiti apparentemente distanti, per cultura medica e per missione di cura: ospedale e territorio.

Parla di «sfide», il direttore generale Ezio Belleri. Tutte contenute in un piano «costruito per attuare la riforma». Le risorse? «Il conto economico dell’Asst è di 750 milioni complessivi, in leggero incremento in funzione dei nuovi livelli essenziali di assistenza che devono essere garantiti per legge. Come distribuirli? Ora, la divisione è di 700 milioni per la parte ospedaliera e cinquanta per quella territoriale. Ma nel percorso di attuazione dei percorsi di cura, vi sarà una redistribuzione anche delle risorse».

E, per «fugare» le critiche di chi parla di una «riforma a costo zero», ricorda che l’Asst Spedali Civili ha appena deliberato l’assunzione a tempo indeterminato di 65 operatori sociosanitari. «Alcuni per coprire le necessità dei Servizi di Riabilitazione cardiologica e di Geriatria che da giugno lasceranno gli spazi del Richiedei di Gussago per essere trasferite rispettivamente a Gardone Val Trompia e a Montichiari. La maggior parte del personale, però, viene assunta per garantire la copertura del turnover al Civile. Accadrà così anche per i 25-30 infermieri per i quali delibereremo a breve - spiega Belleri -. Del resto, per le professioni sanitarie l’avvicendamento è molto più alto di quanto non accada per i medici». 

Ma la vera «scommessa» sarà la «tariffa della presa in carico dei pazienti cronici», così come stabilito dalla delibera regionale sulla cronicità approvata alla fine dello scorso gennaio. «La Regione ha individuato ben 65 tariffe: è una bella sfida economica, oltre che assistenziale» aggiunge. La risposta, però, non può derivare dal Piano organizzativo, perché nella delibera di approvazione vi è chiaramente scritto che il «Poas non ha in nessun caso funzione autorizzatoria, ma esclusivamente programmatoria e che, pertanto, nessun ulteriore onere finanziario deriverà a carico della Regione a seguito della sua approvazione».

«Stiamo costruendo la rete delle cure intermedie, inevitabilmente stabilendo rapporti di collaborazione con altri soggetti del privato accreditato e del Terzo settore che già le garantiscono sul territorio - spiega Belleri -. Del resto, se si esclude quella cardiologica, il Civile non ha altre strutture di riabilitazione. Siamo in attesa che la Regione definisca i contorni dei Prest e dei Pot, i presidi ospedalieri territoriali. Di certo, i poliambulatori resteranno nelle stesse sedi fisiche ex Asl, ora afferite al Civile. E per almeno un Pot, si profila una collaborazione con il Richiedei di Gussago».

E l’ospedale? Parla di «processi orizzontali», Belleri, quando fa riferimento al nuovo Dipartimento della cronicità, o a quello delle Cure palliative, approvati con il Poas. Ma, anche, del Dipartimento di Salute mentale, che ora si occupa pure di dipendenze. «E lo fa in stretta collaborazione con la Neuropsichiatria infantile che, pur essendo rimasta nel Dipartimento pediatrico, è coinvolta nel passaggio di cura dall’adolescenza all’età adulta». Il resto? «Le due Malattie infettive saranno unificate e ci sarà il nuovo reparto di Gastroepatologia». Restano da sciogliere i «nodi» del concorso per il direttore del Pronto soccorso, dopo lo stop del Tar sulla composizione della Commissione esaminatrice. Il secondo, dopo quello seguito alla contestazione della qualifica richiesta ai candidati. E del direttore della Cardiochirurgia ospedaliera. Un vero e proprio «nervo scoperto», anche perché Belleri non esclude che in un futuro, nemmeno troppo lontano, anche le due Cardiochirurgie possano essere unificate. «La riorganizzazione, tuttavia, non cambia di molto la realtà ospedaliera - conclude Belleri -. La vera scommessa è l’approccio multidisciplinare e la volontà, dentro e fuori gli ospedali, di confrontarsi tra specialisti».

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