Un cappello di paglia contro le insolazioni
Come le lumache anche l’isolamento ha lasciato la sua scia. Lo si coglie nei sintomi dell’effetto rebound che colpisce gli amici e i familiari che credevamo più forti, i quali sono entrati dentro una colla di pensieri malinconici che li ha invischiati in un malessere esistenziale come le cinciallegre nella pania. Gli ottimisti, invece, non riuscendo a uscire dal tunnel hanno incominciato ad arredarlo. Qualche negozio posiziona già il mobilio, accessoriando i manichini eternamente in sottopeso con mascherine di alta sartoria.
Pare che il colore 2020, decretato dalla Pantone colour Institute, sia il classic blue che infonde calma, fiducia e un senso di connessione del quale sentiamo un urgente bisogno, ora che il calcolo del bioritmo tende al pessimismo e l’umore sembra sceso sotto le caviglie. La manualità femminile però sa rendere uniche le mascherine ricamandole con le iniziali e dotandole di efficaci filtri casalinghi. Queste, pur non essendo dispositivi regolamentari, hanno il pregio di proteggere e limitare i rifiuti speciali in smisurata crescita. Inoltre consentono una maggiore disponibilità di quelle chirurgiche per i sanitari i quali, dopo essere stati rimossi dal podio degli eroi da miracolati che si lagnano del modo in cui sono stati salvati, seguitano a curare con dedizione altri ammalati.
La moda ha la capacità di trasformare un riparo in un oggetto di culto, come i cappelli di paglia usati dai nostri nonni per evitare insolazioni. Idem per i guanti, non certo di pizzo, che proteggendo dai germi rinnovano un’antica eleganza. Alcuni guantai napoletani ripropongono modelli profumati all’essenza di rosa e di neroli, gli stessi che piacevano tanto a Caterina de Medici nel Rinascimento. Un’idea raffinata che consentirebbe di salutarci senza essere considerati scortesi stringendo la mano senza sfilarli.
Nel duello contro il contagio la vera sfida da raccogliere sarà quella dei guanti di plastica che si accumulano sui bordi delle strade e nei parcheggi dei supermercati. L’igiene si preserva anche con l’educazione. Parafrasando il postulato di Antoine Lavoisier «nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma» in peggio quando vengono meno le responsabilità verso il bene comune. Guardare dall’alto la città che brucia e addossare la colpa ad altri lo ha già fatto Nerone. «L’oceano non è altro che una moltitudine di gocce», ognuno si procuri il proprio secchio e spenga la sua parte.
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