Un broccolo non fa Quaresima
Ogni anno quando arriva la Quaresima penso a un fioretto.
Potrei essere meno chiacchierone, ma restare fuori dal giro del pettegolezzo per quaranta giorni avrebbe pesanti controindicazioni; rischierei infatti di diventare io l’oggetto delle malelingue, meglio essere sempre presente fisicamente.
Potrei dedicarmi al volontariato, magari in un gattile; ma poi potrei diventare come quegli animalisti che scordano che il prossimo cui prestare aiuto è prima di tutto un essere umano. Potrei essere più buono, ma poi assomiglierei a quelli che a Natale è tutto un baci, abbracci, come va?, saluti anche a casa, e poi quando ti vedono a metà febbraio cambiano lato della strada per evitarti, tornano a salutarti calorosamente solo se li incontri al mare, perché in vacanza si riscopre il tempo dello stare insieme.
Potrei alzarmi prima e andare a correre sul Mella, però il mattino avrà anche l’oro in bocca ma i sogni d’oro sono molto più brillanti. Potrei diventare un bevitore di acqua piovana, una moda che in America sta prendendo piede, è un po’ un ritornare alle origini dell’uomo, ma mettermi sotto un temporale con l’imbuto per imbottigliare la pioggia mi sembra poco agevole.
Potrei guardare meno televisione trash, ma come si fa a stare per tutte quelle settimane senza guardare al pomeriggio Uomini e donne? Metti che Giorgio vada in esterna con Anna e che Gemma vada su tutte le furie e litighi con Tina, posso io non vederlo in tempo reale? Potrei rinunciare ai piaceri della carne, ma diventare vegetariano è davvero troppo. Sarà per l’anno prossimo..
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