Un arsenale per il colpo da 80 milioni di euro a Calcinato
La banda composta da 31 persone fermate ieri nel corso di una maxi operazione tra Cazzago San Martino, Rovato e Ospitaletto aveva a disposizione un vero e proprio arsenale.
Tra le armi sequestrate ci sono quattro fucili d’assalto, pistole, una mitraglietta e chiodi per bucare pneumatici.
Il gruppo, specializzato in assalti a furgoni blindati e caveau, con membri provenienti da Cerignola, aveva pianificato per la serata di ieri il colpo ai danni di una struttura privata di deposito contanti a Calcinato.
Al momento del blitz nel capannone di Cazzago San Martino, base della banda, erano presenti 13 delle 31 persone complessivamente coinvolte. Alcune sono sono in stato di fermo e altre in arresto per flagranza.
Gli altri componenti della banda sono invece stati fermati in altri comuni, sempre in provincia di Brescia.
I dettagli dell'operazione illustrati in conferenza stampa
«Sarebbe stata una rapina efferata se portata a termine. Abbiamo evitato un’azione criminale molto cruenta» ha detto il procuratore capo Francesco Prete. Il bottino - spiegano gli inquirenti nel corso di una conferenza stampa - sarebbe stato di 80 milioni di euro in contanti.
Tra le 31 persone fermate ci sono anche due dipendenti infedeli dell’istituto di vigilanza di Calcinato.
«Siamo davanti a criminalità organizzata a trazione pugliese e calabrese» ha spiegato il Paolo Savio, titolare dell’inchiesta. «Pensiamo di aver disarcionato quasi totalmente una delle strutture principali di Cerignola che si occupa di assalti a portavalori e rapine. Riteniamo che si siano appoggiati a ’ndranghetisti sul territorio bresciano e a uomini che si sono messi a disposizione come basisti» ha aggiunto Savio.
Alle persone fermate è stata contestata l’aggravante mafiosa, per il metodo utilizzato e per aver agevolato gruppi mafiosi.
«Secondo il loro piano avrebbero dovuto accerchiare il deposito di denaro con 20 auto che hanno rubato e che avrebbero incendiato» ha spiegato il direttore centrale dell’Anticrimine Francesco Messina.
Il piano prevedeva il posizionamento di 26 auto rubate che avrebbero dovuto bloccare le strade. In 14 avrebbero dovuto assaltare armati il deposito di denaro. Con una ruspa avrebbero dovuto abbattere il muro del caveau.
Il gruppo era diviso tra un appartamento a Gardone Valtrompia, uno a Ospitaletto e il capannone di Cazzago San Martino. «Siamo intervenuti quando hanno caricato i kalashnikov» ha spiegato il pm Savio.
I soldi sarebbero stati caricati su un tir che era arrivato a Brescia carico di uomini e armi e che doveva tornare con 80 milioni di euro.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato