Ultimo viaggio all’Hotel Alabarda tra camere con vista sull’addio
C'è chi come Youssef è all'Hotel Alabarda dal giorno della sua occupazione, il 29 maggio 2015. Ci sono bimbi che per casa nella loro vita hanno avuto solo quell'albergo dismesso all'angolo tra via Dalmazia e via Labirinto. O ancora chi come Rachid che ha ritrovato un lavoro ma non riesce a trovare qualcuno che gli affiti una casa per sé e per la famiglia.
Storie giunte al capolinea di una storia. Quella dell'ex albergo per il quale sta per scoccare l'ora dello sgombero. C'è chi ha già preparato le valige, chi invece non ci ha ancora pensato. «Le domande sono sempre quelle: dove andiamo? Cosa facciamo? Siamo di nuovo a piedi».
«Questo luogo è anche un immenso paradosso - dice Fouad - perché raccoglie dalla strada chi non ha più una casa, ma è anche illegale. Quando ti trovi in una difficoltà così grande accetti tutto, anche quello a cui non avresti pensato. Ma quello che succederà domani è un salto nel buio». Una comunità sospesa, in attesa dello sgombero, «che sia "il più "dolce" possibile», ripetono.
In questa direzione vanno gli sforzi del tavolo coordinato dalla Prefettura. L’hotel Alabarda intanto, come alla fine di un’ultima estate amara, si prepara a salutare i suoi ospiti inattesi.
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