Ucraina, 250 profughi in Questura per chiedere asilo politico
La maggior parte sono donne e bambini. Gli uomini, padri e figli, per ora sono rimasti in patria. Qualcuno addirittura per combattere, altri semplicemente per resistere. In questura. Stando ai primi dati, dall’inizio del conflitto oltre 250 ucraini si sono presentati all’ufficio immigrazione della Questura.
Il numero è ovviamente destinato ad aumentare nei prossimi giorni. «Chi arriva qui lo fa per fermarsi da amici o parenti. Brescia non è tappa di passaggio, ma punto dI arrivo» raccontano da via Botticelli.
L’ufficio immigrazione locale per numero di pratiche è il terzo in Italia e proprio per far fronte all’attuale emergenza il personale è stato aumentato con quattro agenti in più. «A Brescia ci sono circa 7mila cittadini di nazionalità ucraina, non pensiamo che tutti accoglieranno connazionali, ma sicuramente una buona fetta lo farà» è il pensiero dei vertici della questura bresciana. I profughi in fuga da Kiev, secondo un primissima stima, potrebbero così superare quota diecimila.
Il governo è in attesa delle nuove norme per la permanenza dei profughi che sono in discussione in queste ore a livello europeo, e che potrebbero modificare quelle in vigore fino a ieri, ovvero la possibilità di entrare in Italia senza bisogno di visto e la permanenza per 90 giorni (che dovrebbe essere estesa a un anno). In questo periodo devono però presentare richiesta di asilo politico in Questura.
Al momento sono 12, tra città e provincia i progetti di accoglienza che hanno messo a disposizione poco meno di 500 posti, con 31 Comuni coinvolti, una Comunità montana e la Provincia.
La maggior parte degli ucraini arrivati in queste ore sta però trovando sistemazione da parenti e amici. «Chi li ospita deve fare comunicazione di ospitalità entro 48 ore al Comune di riferimento» viene ricordato dalle autorità. «La comunicazione è sempre dovuta, indipendentemente dalla durata dell’ospitalità o dal fatto che si tratti di parenti».
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