Tutto quello che sappiamo sulla morte per malaria di Sofia
La Procura di Trento e quella di Brescia hanno aperto una doppia inchiesta sulla morte di Sofia Zago, la bimba di quattro anni stroncata da malaria cerebrale. Il decesso è avvenuto al Civile dove la bambina era arrivata dall'ospedale di Trento già in coma nella giornata di sabato, e dove poi è morta meno di 48 ore più tardi.
Paolo Bordon, il direttore generale dell'Apss (Azienda provinciale dei servizi sanitari) del Trentino, ripercorre l’ultimo mese della vita di Sofia.
Prima un esordio di diabete, il 13 agosto, mentre era in vacanza a Bibione, le cure negli ospedali di Portogruaro, subito, e di Trento, dal 16 al 21 agosto; poi una faringite il 31 agosto, curata con antibiotici prescritti al pronto soccorso di Trento; infine la malaria. Scoperta a Trento, con trasferimento in elisoccorso agli Spedali civili di Brescia.
«Il 21 agosto - riferisce - ultimo giorno di ricovero della piccola per il diabete, è arrivata in ospedale a Trento una famiglia del Burkina Faso, di ritorno da un viaggio nel Paese d'origine, con due bambini con la malaria, che sono stati ricoverati, ma erano in stanze diverse». «È il 2 settembre invece - spiega - che la piccola è giunta in pronto soccorso a Trento priva di coscienza. Rianimazione e pediatria hanno sospettato che si trattasse di epilessia, ma gli accertamenti del caso sono risultati negativi. Un emocromo invece ha insinuato il sospetto di malaria e un supplemento di indagine ha rilevato la presenza del Plasmodium falciparum, una malaria delle più aggressive. È stato quindi contattato immediatamente l'ospedale di Brescia, quello di riferimento per le malattie tropicali, ed è stata trasferita sabato in elisoccorso, in condizioni gravissime. Ieri alle 12.15 è avvenuto il decesso».
«In ospedale a Trento - informa il direttore generale - abbiamo messo delle apposite trappole per zanzare ieri pomeriggio, che verranno rimosse oggi pomeriggio, mentre tutti i bambini ricoverati sono stati trasferiti ed è in corso la disinfestazione di tutto il reparto» aggiunge Bordon. «Resta il fatto - sottolinea - che la piccola poi morta e i due malati di malaria erano in stanze diverse, le cure sono state effettuate tutte con materiale monouso e non ci sono state trasfusioni. La malaria non è trasmissibile da uomo a uomo e nessun altro paziente ha avuto dei sintomi riconducibili alla malaria».
«Il periodo di latenza - conclude - potrebbe fare pensare che l'avesse contratta prima, poi, certo, la presenza di due bambini malati qui fa insospettire. Il punto è che dovrebbe esserci stata qualche zanzara anofele, magari in dei bagagli. I nostri veterinari, interpellati, dicono che un'altra zanzara, nostrana, non può farsi vettore, anche se ha punto malati».
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