Tutto il peso di un buongiorno
Ho la fortuna di vivere in un piccolo paese dove le cose non sono cambiate da quando ero un bambino: ci si incontra ancora per le viuzze del borgo e non manca mai il saluto. Lego questa cosa a una rispettosa confidenza tra paesani, gente che condivide non solo il suolo di residenza, ma anche un sentimento comune per la storia e la cultura del luogo e, per chi vi è nato, per le proprie radici.
Mi capita poi spesso di girare, ed anche passeggiare, tra i parchi e le strade cittadine o di comuni ben più grandi rispetto al mio: tutti speditamente procedono per la propria via, quasi con la paura di incrociare lo sguardo dell’altro, dello sconosciuto. Lungi da chiunque offrire innata confidenza a qualsivoglia estraneo, ma un gesto di cortesia quale potrebbe essere un saluto, quale potrebbe essere il buongiorno, assume oggi valore di non poco conto: nella nostra società sempre più lobotomizzata dalla tecnologia, ove viviamo vite telematiche quasi più non nostre sui più svariati social network, il saluto è un qualcosa che ci tiene flebilmente ancorati alla dimensione Umana.
Anche perché, giovani o meno, si sparano cuoricini e faccine a destra e a manca: la pesantezza del buongiorno, la leggerezza di un like.
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