«Tutta la vita di Foresti è stata testimonianza di fedeltà alla Chiesa»
La fede per lui era davvero «un ardore che il tempo non consuma». È stato un seminatore «non ossessionato dal calcolare la quantità del raccolto perché una sola cosa conta: seguire Gesù». Una vita guidata da una «specie di indifferenza appassionata: la dedizione è senza risparmio, ma non per l’ambizione di compiere una impresa, non per la presunzione di esibire risultati, ma solo per obbedire al Signore che chiama, rivela la sua gloria, avvolge della sua luce». Questo era mons. Bruno Foresti nel ritratto tracciato dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, che ieri ha celebrato nel Duomo di Brescia il funerale del vescovo emerito morto martedì mattina a 99 anni.
Vicinanza
La Cattedrale era affollata per l’addio al pastore che ha guidato la nostra Diocesi dal 1983 al 1999, nei confronti del vescovo Bruno l’affetto dei bresciani non è mai venuto meno, il suo ricordo ha attraversato i decenni. A concelebrare con mons. Delpini (oltre a moltissimi sacerdoti diocesani) dieci vescovi, tra loro mons. Luciano Monari (emerito di Brescia dal 2017), i bresciani mons. Domenico Sigalini, mons. Gianmarco Busca (vescovo di Mantova), mons. Carlo Bresciani (vescovo di San Benedetto del Tronto). Assente il vescovo Pierantonio Tremolada, convalescente all’ospedale di Monza dopo il trapianto di midollo osseo ricevuto nei giorni scorsi; mons. Delpini ha ricordato l’amico a inizio celebrazione: «Sentiamo la mancanza fisica del vescovo Pierantonio, ma sappiamo che lui ci segue, prega con noi, ci vuole bene».
Una «presenza»confermata dallo stesso Tremolada nel suo messaggio letto dal vicario generale mons. Gaetano Fontana: «Sono tuttavia presente con il cuore, l’affetto, la gratitudine e la preghiera. Chiedo al Signore che il mio letto d’ospedale diventi un altare congiunto a quello della Cattedrale di Brescia per condividere la corale preghiera di suffragio per il caro mons. Bruno». Dal pastore della Chiesa bresciana sono giunte parole di sincero affetto verso il predecessore: «Sono certo che il tanto bene che trovo nella diocesi di Brescia lo si deve anche alla sua azione di pastore infaticabile e totalmente dedito al popolo di Dio a lui affidato».
Per usare le parole di mons. Gabriele Filippini, già rettore del Seminario e canonico della Cattedrale, il vescovo Bruno, originario di Tavernola Bergamasca, era «innanzi tutto un uomo», «ostinato nelle sue idee sapeva cambiare opinione quando i fatti lo domandavano. Piuttosto solitario e bizzarro preferiva pranzare con un panino all’aperto sotto un albero piuttosto che sedersi alla consistente mensa preparata per lui in canonica. Ma sapeva anche essere di compagnia, con spirito sereno e uno humor dal sapore antico. Era laborioso, cosciente dei suoi doveri. Si commuoveva con facilità».
Dal Vaticano
«Il 18 giugno 1983, il vescovo Bruno faceva il suo ingresso nella diocesi di Brescia, provenendo da Modena. Trovandomi a lavorare nella Curia diocesana come direttore dell’Ufficio pastorale, venni incaricato di organizzare l’ingresso del nuovo vescovo. Fu quello il mio primo contatto con mons. Foresti», a parlare è mons. Vincenzo Zani, segretario emerito della Congregazione per l’educazione cattolica. «Iniziò così la mia collaborazione con il nuovo pastore che da subito si dimostrò persona semplice, immediata, non formale, uomo di preghiera e di fede, attento sempre a puntare all’essenziale della vita cristiana - prosegue l’arcivescovo -. Dopo poche settimane moriva improvvisamente don Vinicio Franceschini, incaricato della scuola e degli insegnanti di religione. Mons. Foresti mi chiese di sostituirlo, ed è in tale veste che ebbi modo di collaborare più strettamente con mons. Bruno per 11 anni, prima di approdare alla Conferenza episcopale italiana».
«Di quel periodo - conclude mons. Zani - conservo molti ricordi edificanti della sua personalità sacerdotale e umana, concernenti in particolare la sua radicale dedizione al bene della comunità cristiana e civile nonché il suo totale disinteresse e l’autentico spirito evangelico. Circa l’ambito educativo a me affidato, con mons. Foresti ho sempre trovato apertura, disponibilità e soprattutto la possibilità di condividere problemi e prospettive che hanno condotto a individuare scelte operative, sfociate in soluzioni istituzionali oggi ancora funzionali nel contesto della diocesi».
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