Tutor, nel Bresciano riattivati i cinque dispositivi sull’A4
Dopo quasi un anno e mezzo di assenza, i Tutor tornano e lo fanno in maniera massiccia. Nelle scorse settimane è arrivato anche il turno del Bresciano. Se sulla A35, al momento, non sono operativi dispositivi di controllo della velocità media gestiti dalla Polizia Stradale, discorso diverso è per l’A4. Come comunicato al Giornale di Brescia dal Ministero dell’interno, nei tratti della Serenissima che insistono sul territorio bresciano sono 5 i dispositivi già riattivati.
In particolare, ad Ospitaletto (sia sulla carreggiata in direzione est che in quella direzione ovest), a Rovato (sia sulla carreggiata in direzione est che in quella direzione ovest), a Palazzolo (soltanto sulla carreggiata in direzione ovest).
Il Viminale fa inoltre sapere che sulla stessa tratta dell’A4, in aree contigue alla provincia di Brescia sono inoltre presenti ed operativi portali di controllo della velocità a Dalmine (sia sulla carreggiata in direzione est che in quella direzione ovest) e a Capriate (solo sulla carreggiata in direzione ovest) nel Bergamasco e a Trezzo (sulla carreggiata in direzione est), nel Milanese.
Automobilisti bresciani avvisati, dunque. L’obiettivo. Tutto torna ad un anno e mezzo fa, prima della sentenza della Corte d’Appello del 10 aprile del 2018 che aveva dato ragione alla piccola società toscana Craft, che dal 2006 aveva rivendicato la proprietà intellettuale del brevetto del Tutor. L’obiettivo delle postazioni «safety tutor», d’altronde, è quello della prevenzione e non della punizione. Secondo Autostrade per l’Italia, «è da considerare l’effetto "culturale" ed educativo del Tutor sui comportamenti di guida degli italiani.
In circa 15 anni di applicazione massiccia dei dispositivi, hanno cambiato in profondità le abitudini e i comportamenti di guida degli italiani. Ecco perché la disapplicazione su alcune tratte del Tutor negli ultimi mesi non ha modificato in modo rilevante mortalità e incidentalità. Dalla sua installazione nel 2005, il Tutor ha immediatamente generato una riduzione dell’incidentalità mortale del 50% sulle tratte dove è presente e, unitamente ad altri interventi realizzati da Aspi, ha contribuito a ridurre a meno di un quarto l’incidentalità mortale sulla rete (dalla privatizzazione ad oggi)».
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