Turista accoltellata a Roma, il carabiniere bresciano: «Così ho riconosciuto l'aggressore»

Il racconto del militare che con la moglie ha riconosciuto sul treno l’attentatore di Termini e l'ha seguito a piedi
L’appuntato Nicoletta Piccoli e il marito brigadiere  Fabio Consoli. Lui è bresciano e lei abruzzese. Vivono a Iseo
L’appuntato Nicoletta Piccoli e il marito brigadiere Fabio Consoli. Lui è bresciano e lei abruzzese. Vivono a Iseo
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Entrambi fuori servizio stavano tornando a casa. «Abitiamo a Iseo. Io sono bresciano e mia moglie abruzzese. Facciamo i pendolari ogni giorno perché lavoriamo alla caserma Montebello nel Milanese» racconta Filippo Consoli. Di professione è brigadiere dei Carabinieri. Lui e la moglie Nicoletta Piccoli, anche lei nell’Arma come appuntato, martedì hanno bloccato Aleksander Mateusz Chomiak, il 25enne clochard polacco ritenuto il responsabile dell’accoltellamento di una ragazza israeliana di 24 anni gravemente ferita l’ultimo giorno dell’anno nel tunnel della Stazione Roma Termini.

«In borghese eravamo appena saliti sul treno che da Milano centrale doveva portarci verso Brescia e saremmo scesi a Rovato» spiega il brigadiere Filippo Consoli. «Ho visto questa persona seduta al piano superiore del vagone e dal primo sguardo l’ho associato alle immagini che dal 31 dicembre stavano facendo il giro del web. Ho capito che era l’attentatore di Roma». Due i dettagli determinanti: «I tratti somatici dell’Est, ma soprattutto l’abbigliamento nero, il cappellino e le scarpe da tennis rossonere. Era vestito come nei video registrati dalle telecamere delle stazione Termini di Roma».

Il 25enne clochard polacco, rispetto al giorno dell’aggressione, aveva solo una differenza. «Non aveva più la borsina di plastica azzurra che teneva in mano quando ha accoltellato la vittima, ma ne aveva due bianche». Dentro, dopo il fermo, i militari troveranno due coltelli e un taglierino. Non è chiaro perché il senzatetto fosse diretto verso Brescia: «Non lo abbiamo capito e a noi non lo ha detto» raccontano i carabinieri che sul treno verso casa hanno incrociato l’uomo che aveva fatto perdere da giorni le proprie tracce.

Quando ha capito che davvero si trattava di Aleksander Mateusz Chomiak, la coppia si è divisa i compiti. «Mio marito lo ha tenuto d’occhio mentre io sono andata a qualificarmi dal controllore» ricorda Nicoletta Piccoli. Il polacco in fuga da Roma però capisce ad un certo punto di essere finito nel mirino. «Non so se ha visto il tesserino o comunque se si è reso conto dei movimenti. Sta di fatto - aggiunge la donna in divisa - che è sceso dal treno». Marito e moglie carabinieri non si fermano. «Senza pensarci lo abbiamo seguito, attenti a non farci scoprire».

Una volta a terra la coppia si divide nuovamente. «Mio marito gli è stato dietro a distanza e io ho chiesto aiuto ai colleghi del Radiomobile e in attesa del loro arrivo sono andata dal personale Polfer per chiedere un primo aiuto» è la ricostruzione dell’appuntato Piccoli. Il 25enne polacco viene bloccato prima di salire su un nuovo treno. «Non ha opposto resistenza. È stato tranquillissimo» raccontano i due carabinieri. Così da una stazione, di Roma, ad un’altra, di Milano, è finita la fuga dell’attentatore.

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