Truffa dei numeri del Lotto in tv: sette a processo

Tra gli imputati nomi noti legati a Scarface, come Mura. Fiandaca accusato di rapina
Palagiustizia. Imputate Mura e altre sei persone
Palagiustizia. Imputate Mura e altre sei persone
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Truffa, rapina e violenza privata: al banco degli imputati, a vario titolo, sette persone, sei delle quali già finite al centro dell’inchiesta Scarface. Francesco Mura, l’uomo che gli inquirenti ritengono fosse a capo di un’associazione a delinquere in odore di ’ndrangheta finalizzata al riciclaggio di denaro «sporco», ieri era di nuovo in un’aula del Tribunale di Brescia. Ma questa volta non per l’inchiesta principale, bensì per un filone a essa legato.

Fatti che risalgono al 2015 e che secondo l’impianto accusatorio sono avvenuti nell’ambito delle trasmissioni tv dei numeri del Lotto. Il 43enne, originario di Asti ma residente a Erbusco, in concorso con Stefano Rubessi, Valentina e Simona Marino, Andrea Bigi, Giuseppe Fiandaca e Massimo D’Anna, ognuno nel proprio ruolo, avrebbe duplicato varie trasmissioni condotte da una parte delle parti offese, replicandole su alcuni canali del digitale terrestre e sovrapponendo artificiosamente, ai numeri originali, altri numeri. In questo modo, per gli inquirenti, si sarebbero procurati un ingiusto profitto.

Presunte truffe, ma anche episodi di violenza. Infatti, Fiandaca, 51enne domiciliato a Rovato, il 10 settembre del 2015 avrebbe rapinato una delle parti offese, colpendolo alla gamba, al braccio e alla guancia (sfregiandolo) con un coltello. Alla vittima avrebbe sottratto un orologio da 18mila euro e 250 euro in contanti. L’uomo, condannato in abbreviato per la vicenda Scarface a 3 anni e 8 mesi di reclusione, deve rispondere di rapina, lesioni aggravate e porto di armi atte a offendere. Alla vittima aveva detto: «Statte a zitto... t’accido... damm i soldi».

Per il pm, Mura, Rubessi, Bigi e Valentina Marino sono responsabili di violenza privata in quanto, dopo la rottura dei rapporti con una delle parti offese, avrebbero con atti intimidatori (chiudere il gas e far scattare la corrente), costretto lei e il marito a lasciare il loro appartamento situato a Brescia, il cui contratto d’affitto era stato preventivamente e fittiziamente intestato a Valentina Marino (assolta in abbreviato, a differenza di Simona, nell’inchiesta Scarface). Il processo è entrato nel vivo e la prossima udienza si terrà il 9 febbraio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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