Truffa dei carburanti, indagini a Brescia per il killer del clan
Tocca anche Brescia l’inchiesta delle direzioni distrettuali Antimafia di Potenza e Lecce che hanno firmato 45 misure cautelari per associazione per delinquere con l'aggravante del metodo mafioso finalizzata alle frodi in materia d'accise e iva sugli olii minerali, intestazione fittizia di beni e società, e truffa ai danni dello Stato. Con gli inquirenti che hanno accertato l’infiltrazione del clan dei Casalesi e del clan Cicala. L’arresto a Brescia è scattato però per un episodio che non è strettamente collegato alla frode sul carburante. Il rumeno Nicolae Olaru, 56 anni, è stato infatti arrestato e si trova ai domiciliari per detenzione di arma illegale.
Secondo le indagini, nell’ottobre del 2019 lo straniero sarebbe stato assoldato per diventare il killer di Raffaele Diana uno ei vertici del gruppo criminale. Contattato da Antonio Latronico e Massimo Petrullo, che con lo stesso Diana, erano al vertice del sodalizio. «Ad ogni modo –à si legge nelle carte – il programma delittuoso non viene mai messo in opera, verosimilmente per lo stesso motivo per cui era stato inizialmente consegnato, ovvero la continua alternanza tra momenti di buoni rapporti e momenti di scontro al vertice del gruppo criminale».
Per questo al rumeno, così come a Latronico e Olaru non è stato contestato il reato di tentato omicidio. Lo straniero è stato però arrestato per detenzione di una pistola calibro 9. «Fatto che dimostra l’eccezionale pericolosità dell’indagato e – scrive il gip di Potenza Ida Iura - impone la misura della custodia cautelare, trattandosi di un personaggio che professionalmente per denaro accetta di uccidere». Ma perché gli atti su Olaru vengono trasferiti alla Procura di Brescia? Perchè il rumeno per un periodo ha abitato nel Bresciano e in una telefonata intercettata dice di tenere la pistola «in una casa al lago».
Gli inquirenti scrivono nell’ordinanza: «La detenzione e il porto illegale d’arma sarebbero avvenute nei pressi di un non meglio identificato “lago” in Italia e i carabinieri ipotizzano per mera induzione, trattasi del lago di Garda».
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