Troppi incidenti: bresciani indisciplinati

Il boom delle immatricolazioni e le due tragedie che segnano l'inizio degli anni Cinquanta, tra Pisogne e il Gavia
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Macché strade killer. Noi italiani siamo maleducati, indisciplinati, individualisti, impermeabili alle norme. La colpa dei troppi incidenti è degli utenti. Molte strade sono strette oppure in cattivo stato, ma è così anche in Francia o in Inghilterra, dove però si rispettano le regole. Ad esempio, in quei Paesi non si vedono ciclisti ciarlare a gruppi o al fianco delle ragazze mentre percorrono vie ingombre di veicoli, come accade sulla S. Eufemia-Treponti o lungo la Brescia-Gardone Valtrompia.
 
In pianura e nelle valli, la sera, non si contano i carri e le bici senza fanale; i pedoni trascurano i marciapiedi; spesso i veicoli sono carichi di persone o merci all’inverosimile. Quanto alla città, nei giorni di mercato regna il caos, a parte il fracasso di motorini ed automobili e i mezzi in sosta vietata. È il 19 agosto 1951 e il Giornale di Brescia fotografa così la situazione del traffico stradale in una provincia che dà segni di ripresa economica e sociale. Il numero dei veicoli è in costante aumento.
 
Secondo le statistiche del 1950 Brescia è all’ottavo posto in Italia, dopo Milano, Roma, Torino, Genova, Napoli, Firenze e Bologna. In tutto 15.539 veicoli a motore: 6.325 auto private per trasporto persone, 4.237 autocarri (con 75 autobus), 655 rimorchi, 3.475 motocicli, 500 fra motocarri e motofurgoni. Rispetto al 1949 sono state immatricolate 1.771 nuove autovetture. Il 90% delle auto guidate dai bresciani sono Fiat, in maggioranza modello 500. «L’automobile è uno strumento essenziale alla vita moderna», commenta il GdB in un articolo del 7 ottobre 1951.
 
Non è più un lusso da tassare, ma uno strumento di trasporto e di lavoro che il fisco dovrebbe guardare con indulgenza. Strade inadeguate, disprezzo delle regole, traffico in aumento significano moltiplicazione degli incidenti.
 
La cronaca del giornale ne è piena. Il 4 maggio 1953 il nostro quotidiano titola «Invito alla prudenza». Sommario: «Troppi decessi causati dall’indisciplina e dalla velocità. Nel mese di aprile ventuno persone hanno perso la vita». Un picco record: l’anno prima i morti erano stati 43 in totale. Il sindaco Bruno Boni, si legge il 15 maggio, lancia un appello ai cittadini perché «dimostrino una maggiore consapevolezza dei propri doveri e dei diritti altrui». In questi anni si registrano due sconvolgenti tragedie stradali.
 
La prima accade sabato 2 giugno 1951 al passaggio a livello senza barriere in località Stanghe di Pisogne. Un convoglio di cinque camion ed una corriera con 260 dipendenti di una ditta bergamasca in gita sul Sebino è diretto verso Lovere. Sono stati a Clusane e a Iseo. Sui binari passano i due camion e la corriera, il penultimo mezzo viene travolto dalla littorina proveniente da Edolo: tredici morti e ventuno feriti.
 
Il secondo dramma il 20 luglio 1954. Un autocarro militare partito dalla caserma di Santa Caterina Valfurva è diretto a Pontedilegno per una esercitazione. In località Roccenere, sul Gavia, un grosso sasso sbilancia il mezzo, che precipita: muoiono diciotto alpini (quattro bresciani) del quinto reggimento Vipiteno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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