Troppi debiti: in vendita chiesa, sacrestia e casa del sacerdote

La realizzazione del nuovo oratorio, costato 2,5 milioni di euro, si è rivelata troppo onerosa. E a Sant'Eufemia si corre ai ripari
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La chiesetta di San Giacinto a Sant’Eufemia è in vendita. E con lei cercano un acquirente anche la sacrestia e la casa del sacerdote. Non è la prima chiesa a essere messa in vendita, e non sarà certamente l’ultima, anzi. Ma ogni volta non è scelta facile, quasi sempre dolorosa. Lo è per il parroco che lo decide, lo è per i parrocchiani che vedono finire sul mercato un luogo al quale sono legati (oltre che per la loro fede) anche da un punto di vista affettivo.

«La comunità di Sant’Eufemia della Fonte è basita, scossa, incredula! La chiesa di San Giacinto è stata messa in vendita: difficile da credere, impossibile, ma tant’è!», così ci ha scritto un parrocchiano. Un messaggio che non lascia certo spazio ai dubbi interpretativi.

Il nostro lettore ha ben chiaro anche il motivo della decisione: «Non fare mai il passo più lungo della gamba, ammonivano saggiamente i nostri nonni. Un insegnamento elementare, chiaro e facilmente applicabile alla vita quotidiana o forse no?»; per poi entrare nel merito della vicenda: «Distante una manciata di passi svetta l’oratorio, ristrutturato di recente, con magnificenza, con impianti sportivi nuovi di zecca, con un cinema ancora da ultimare: basta fare due più due per ipotizzare (capire) per quale motivo è stata messa in vendita la chiesa di San Giacinto».

Il cantiere per il nuovo oratorio partì a giugno 2008: più spazio per le aule di catechismo, per le associazioni, una zona ricreativa, una sala convegni, uno spazio giochi, la piazzetta polifunzionale. E ancora: la nuova cappella, l’ex cinema destinato a diventare sala della comunità, campi sportivi. L’inaugurazione della struttura dedicata a Pier Giorgio Frassati risale al dicembre 2009, allora i lavori non erano certo conclusi: non lo sono neppure oggi. Il progetto aveva un costo complessivo di oltre 2,5 milioni di euro, una cifra gigantesca che ovviamente si pensava di coprire nel tempo. Arrivarono fondi dalla Cei, un prestito ventennale dalla Regione senza interessi (ma che ovviamente va restituito regolarmente).

Moltissime famiglie della parrocchia (circa 150) erano scese in campo per sostenere economicamente il progetto: evidentemente non è stato però sufficiente. Perché non tutto è andato come previsto, le entrate per la parrocchia (come per tutte le parrocchie) sono andate via via calando, e così quel debito è diventato sempre più pesante. Don Marco Compiani è diventato parroco della comunità di Sant’Eufemia della Fonte nel 2013, il rosso dei conti per il nuovo oratorio è diventato fin da subito pressante. Cosa fare quindi? È così iniziato un percorso con la Diocesi per decidere il da farsi. La valutazione è stata presto fatta: l’unico bene che la parrocchia può vendere è la chiesetta di San Giacinto con l’immobile annesso. Non è stata una decisione presa a cuor leggero. Si è cercato in ogni modo di evitarla, ma poi non si è potuto far altro. Peraltro, come precisano dalla Diocesi, ora quel bene bisogna riuscire a venderlo: non sarà facile. Nel frattempo il debito continua a incombere, gli interessi crescono.

Detto tutto questo, resta l’amarezza dei parrocchiani. «Una decisione presa in barba allo stretto legame della comunità con questa chiesa - continua il nostro lettore -, legata in modo indissolubile alla memoria degli anziani del quartiere poiché un tempo fu anche sede dell’oratorio, poiché da sempre le liturgie religiose del locale gruppo Alpini si svolgono al suo interno; poiché devote signore ogni giorno oltre a prendersene cura partecipano con sentita devozione alle celebrazioni officiate proprio in questa chiesa. Senza scordare che San Giacinto è in centro al quartiere sulla via principale, è un punto di riferimento per ogni abitante». L’amarezza del nostro lettore è condivisa da molte persone, basta fare un giro nel quartiere per rendersene conto. Pochi vogliono commentare, il sentimento più diffuso è lo sconforto nel vedere un pezzo della propria storia che se ne va.

Intanto in via Indipendenza la chiesetta di San Giacinto sembra attendere il suo destino. Potrebbe diventare un ristorante (come è già accaduto in città), un’abitazione privata, un negozio. Bisogna ammettere che fa un certo effetto pensare che questo sia il destino di una chiesa. Ma evidentemente è un segno (triste) dei tempi che stiamo vivendo. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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