Trofei di caccia, in fiera per sapere quanto valgono
Lo sguardo vitreo e nobile. Un muso perfetto. Un complesso palco di corna che indica la regalità dell’esemplare. Fino agli anni ’80, avere un trofeo di caccia in casa era uno status symbol. Oggi sono assai meno ambiti nel nostro Paese, mentre i collezionisti sono numerosi in Europa e nel mondo. Ma quanto valgono? Per saperlo bisogna chiederlo a un esperto.
Proprio gli esperti in questo campo offriranno consulenza gratuita durante la prossima Fiera della caccia, che si svolgerà al Centro sportivo Corcione di Casaglio l’ 8 e il 9 settembre. Il servizio è operativo anche alla sede della Fidc provinciale, al centro San Filippo di via Bazoli in città, fino al 6 settembre (per info: 030-2411472, fidc.brescia@fidc.it).
«Una novità assoluta per la nostra Fiera e per il Nord Italia, dove non mi risulta vengano effettuati servizi di questo tipo» spiega Alfredo Boroni, presidente della Federcaccia sezione di Gussago e anima della Fiera. Una curiosità, i trofei più ambiti sono quelli di cervo, raggiungono cifre altissime. «Nelle riserve dell’Ungheria - prosegue Boroni - la direzione delle strutture provvede, attraverso giudici, a certificare la qualità del trofeo».
Il grande valore dei cervi ungheresi è legato all’ambiente che si addice perfettamente a questi animali. È inoltre da aggiungere il fatto che là, nelle riserve, la dieta naturale, già ricca, viene integrata con porzioni supplementari. «Da noi è vietato alimentare animali selvatici - prosegue Boroni -, per una precisa scelta di selezione naturale. È anche chiaro il fatto che noi non abbiamo cultura del trofeo, che invece è forte nella Mitteleuropa e nei Paesi nordici. Anche noi abbiamo trofei bellissimi ma certo non raggiungono gli standard ungheresi».
Tanti i parametri per valutare: la simmetria delle corna, del palco, la colorazione, la porosità, la forma della rosetta da cui si diparte il rigoglio dell’impalco. Da noi sono piuttosto numerosi i trofei di capriolo che hanno un buon mercato.
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