Trasporto pubblico, autisti in sciopero al 60-70% sventolando la busta paga
La principale emergenza è la carenza di personale. Ma come in un effetto domino i problemi si moltiplicano come funghi: l’aumento esponenziale delle ore lavorate e la riduzione della qualità del servizio in primis. Da alcuni mesi il trasporto pubblico locale di Brescia appare sempre più in difficoltà e ora i lavoratori sono decisi a far sentire la propria voce e a rivendicare le loro ragioni. Lo confermano le due massicce mobilitazioni in meno di un mese: dopo lo sciopero dello scorso 18 settembre è arrivato quello del 10 ottobre.
Ieri gli autisti di Arriva e di Brescia Trasporti hanno incrociato le braccia per ben 24 ore, aderendo alla protesta indetta da Cobas e Or.Sa. Una protesta che ha raccolto l’adesione di oltre il 60% nel gruppo privato Arriva e di circa il 70% nella società metropolitana Brescia Trasporti.
Cambiano le società, ma le istanze sono le stesse. Così i lavoratori di Arriva denunciano la mancanza di almeno 40 autisti, a fronte degli attuali 300 (su 450 dipendenti totali). «Vien da sé che ci vengono rigettate richieste di ferie e di permessi, se dovessimo rispettare il codice delle Legge 138 del 1958 (quella che norma l’orario di lavoro e i riposi settimanali, ndr) non garantiremmo più il servizio pubblico a Brescia». A dirlo è Nicola Caletti, lavoratore di Arriva da 22 anni e portavoce dei Cobas, che si concentra anche sull’altra grande emergenza del trasporto pubblico negli ultimi anni: «L’esodo degli autisti. L’azienda dice che la carenza di personale è un fenomeno nazionale, ma qui il reclutamento del personale ha portato a 40 assunzioni negli ultimi tre anni. Molti però sono andati via perché la qualità del lavoro è troppo bassa. L’azienda ha provato anche ad aprire un’academy pagando la patente ai futuri autisti con un vincolo di 48 mesi. Ma non è servito, perché dopo non ci sono prospettive, le cifre sono irrisorie. All’inizio si riesce a guadagnare circa 1400 euro solo con lo straordinario».
A confermare che i presidi di ieri vanno inquadrati in un momento critico del trasporto pubblico nel Bresciano è lo scontro in corso tra i vertici di Brescia Trasporti e i lavoratori. «L’azienda dice solo mezze verità - attacca Maurizio Murari, portavoce Cobas Bs Trasporti -: l’ultima si riferisce a presunti stipendi da 1600 euro, che invece sono eccezioni che si contano sulle dita di una mano». Davanti all’infopoint della stazione di Brescia gli autisti sventolano le proprie buste paga che oscillano tra i 1200 e i 1400 euro mensili. Ma non è solo una questione economica, è tutto il sistema che fatica. Secondo i Cobas anche in Brescia Trasporti «mancano almeno una ventina di autisti e diversi stanno andando via. Così anche quest'anno l'azienda sarà costretta ad appaltare almeno tre linee - la 4, la 6 e la 14 - nonostante la Loggia avesse promesso di evitarlo per garantire qualità. Per noi si tratta di un indice di scadimento del servizio e per questo abbiamo già chiesto scusa all’utenza».
E a fronte di un aumento continuo delle percorrenze e di un servizio non migliorato - dicono i sindacati - lo j’accuse finale è rivolto proprio al Comune di Brescia, reo di «essere ad oggi il grande assente in una discussione del genere». L’autunno caldo dei trasporti è arrivato e i prossimi mesi - inverno compreso - potrebbero essere altrettanto difficili.
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