Tranquillo, vivace ma anziano: benvenuti al Villaggio Prealpino

I commenti favorevoli degli abitanti: «Qui si vive bene». C’è chi chiede più controlli nei parchi
  • Viaggio al Prealpino
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Nella brutta stagione, quando il Prealpino in costruzione si copriva di fango, vicino alla casa di Gianpietro in via Prima c’era il cambio di calzature. I residenti si toglievano stivali e scarponi, che venivano lasciati sul posto, per indossare le scarpe buone, prendere l’autobus al capolinea e recarsi in città. Al ritorno, stessa operazione all’inverso.

«Casa mia - ricorda Gianpietro - è stata la prima costruita a sud della Stocchetta nel 1950. È rimasta solitaria per diversi anni. Intorno c’erano solo campi». Poi, nel 1959, arrivò la Famiglia di padre Marcolini, che aprì decine di cantieri. Il Prealpino è cambiato eccome da allora, dice Gianpietro ridendo: «È diventato grande e la gente più vecchia». Passeggia con la moglie Ornella nel mercato del quartiere, affollatissimo. «Ho visto crescere il Prealpino e con la mia famiglia mi sono sempre trovato bene. Ci sono tutti i servizi e ci sentiamo sicuri. Peccato i giovani che se ne vanno, alcuni, però, ritornano».

Il mercato sembra l’immagine del quartiere: una cerniera fra città e provincia, fra Brescia e la Valtrompia. Basta chiedere alle persone che si aggirano fra i banchi: tante quelle che arrivano da Villa Carcina, Nave, Concesio, Bovezzo, ma anche dai quartieri cittadini vicini. Del resto, molti non fanno differenza di confine. Ad esempio le amiche Agnese e Marinella, una di Brescia e l’altra di Bovezzo: «Ci sentiamo del Prealpino e basta. E nel Villaggio stiamo benissimo».

Giuseppina è originaria di Roma. «Questo è un posto tranquillo, ci si vive bene. I servizi essenziali ci sono. Come romana apprezzo in modo particolare la metropolitana, che ha cambiato la vita del quartiere». La soluzione della vicenda Residence Prealpino «ha tolto un motivo di tensione». Più di un terzo degli abitanti sono anziani, «e questo può creare problemi, però ci sono associazioni come Solidarietà Viva che fanno molto per la terza età». Al tavolino, per un caffè, ecco Francesco, Francesca, Clara e Iole.

Vivono al Prealpino dal 1970. Unanime il commento: «Qui non manca nulla e si sta bene». Anche loro sottolineano il punto debole del Villaggio, l’invecchiamento. Il costo elevato delle case non aiuta le giovani coppie. Nonostante l’età, comunque, il quartiere è vivace, come dimostrano le tante associazioni attive. Zona 30. Da alcuni mesi nel Prealpino è stata completata la zona 30. Ci sono voluti alcuni anni di discussioni, confronti, attese, ma poi è arrivata. Sergio e Carla, due fratelli, sono contenti: «Una bella cosa, a tutela degli anziani e dei bambini nei pressi delle scuole». Un altro punto a favore del quartiere, «ben servito e tranquillo.

Tanto più dopo la soluzione al problema del Residence Prealpino». Ma non è tutto rosa. Angelo, residente dal 1972, conferma che qui è un bel vivere, però, rispetto ad una volta, «si è un po’ perso il senso di comunità. Prima il quartiere aveva più un clima di famiglia». Ha una richiesta: «Più sicurezza, più controlli al Parco Belvedere, ci sono ragazzi che compiono atti di vandalismo. Servirebbe anche un’area cani». Paolo è l’edicolante di via Zola. «In questa zona del quartiere - dice - mancano alcuni tipi di negozi, i residenti sono costretti ad andare al supermercato, un disagio soprattutto per gli anziani». Un prezzo da pagare per vivere una parte della città «tranquilla e sicura».

Qui il viaggio a SanpolinoUrago Mella e al Villaggio Sereno

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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