Tra orgoglio e memoria, 22 medaglie d'onore: «Serve difendere la libertà»
Nei loro occhi c’è l’orgoglio di chi sta ricevendo la medaglia d’onore conferita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma anche la tristezza per quelle persone che rappresentano e non ci sono più e che hanno vissuto l’orrore dei lager e delle deportazioni.
I protagonisti sono i figli, i nipoti e i pronipoti di Italo Armanini, Alfredo Armellin, Francesco Berardi, Antonio Bertagna, Giovanni Bettineschi, Mario Bonafini, Giovanni Bondioni, Valentino Borghetti, Clemente Botticchio, Ilver Broglia, Giuseppe Comensoli, Giuseppe Falocchi, Giacomo Gatti, Giovanni Guizzardi, Ferdinando Inselvini, Giuseppe Manfredini, Domenico Morandini, Angelo Romelli, Faustino Rossini, Giovanni Salvi, Narciso Tononi e Attilio Zanardini, cittadini italiani, militari e civili, che sono stati deportati o imprigionati durante la Seconda guerra mondiale.
Sono loro i 22 insigniti, ai quali la prefetta di Brescia Maria Rosaria Laganà ha consegnato le medaglie in occasione del Giorno della Memoria. «C’è bisogno di difendere e riaffermare la libertà» ha commentato Laganà. Così le medaglie diventano un simbolo per ricordare che, se i sopravvissuti oggi ancora in vita sono sempre meno, diventa sempre più fondamentale il ruolo della società nel tramandare la memoria.
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