Tra mele, pesche e pomodori, Giacomo dimentica la sua disabilità

Paralizzato dal 1999, il 74enne di Botticino cura in totale autonomia il frutteto e l’orto da 250 metri quadri
Giacomo Tognazzi nel suo frutteto - © www.giornaledibrescia.it
Giacomo Tognazzi nel suo frutteto - © www.giornaledibrescia.it
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Quando essere paralizzati diventa un valore aggiunto. Ai più potrebbe sembrare una frase assurda, non lo è per Giacomo Tognazzi, 74 anni (orgogliosamente alpino) di casa a Botticino mattina. Nonostante il suo problema fisico è infatti riuscito a trasformare il terreno di 250 metri quadri davanti a casa in un lussureggiante frutteto.

Quel fazzoletto di terra è diventato il luogo della normalità di Giacomo da 15 anni, da quando a cinque anni dall’incidente che nel 1999 lo ha paralizzato, ha deciso che non poteva più rimanere rinchiuso in casa ma doveva agire. Una forza di volontà e un entusiasmo non comuni, che si evidenziano ad ogni parola: il frutteto è stata ed è la sua salvezza. Ascoltandolo raccontare la sua attività di navigato coltivatore sparisce letteralmente la sua disabilità, perché sulla sua carrozzina, aiutato dalle sue robuste e allenatissime braccia, riesce a curare il suo terreno.

A portarlo sulla sedia a rotelle una caduta accidentale dalla scala che aveva posizionato sul balcone di casa, allora in ristrutturazione, per sostituire una lampadina; la ringhiera non era ancora stata posizionata, da qui la caduta; il destino ha voluto che anziché sull’erba del giardino l’uomo cadesse su un muretto a pochi centimetri di distanza, sbattendo la schiena con la paralisi conseguente. Dopo molti mesi in ospedale Giacomo torna a casa, le difficoltà si fanno sentire, i problemi paiono insormontabili. «Dopo cinque anni di prigione la decisione, mi sono trasferito nella taverna al piano terra», racconta.

Da quel momento la vita di Giacomo è cambiata, un poco alla volta ha appunto iniziato a coltivare il suo appezzamento. Innanzitutto realizzando corridoi di stuoie dove passare senza bloccarsi con la carrozzina, poi facendo posizionare una rete antigrandine (l’unica cosa fatta da altri), costruendo gli attrezzi del mestiere sulle sue esigenze con congegni per allungarli o accorciarli, e ancora una piccola piattaforma di legno da applicare alla pedaliera della carrozzina dove posiziona le taniche per dare il concime alle piante.

Insomma Giacomo in quel frutteto è autonomo al 100%, anzi si diverte a creare innesti con le sue piante; come ad esempio fra prugne e albicocche, o magari fra quattro qualità di prugne diverse o pesche. Insomma un vero laboratorio di agronomia. Fichi, pesche, albicocche, pere, mele, uva, ciliegie, ma anche l’orto con insalata, pomodori, cetrioli, rucola e erbe aromatiche di tutti i tipi. Accanto a Giacomo da sempre c’è l’amata moglie Daniela, conosciuta sui banchi di prima elementare: lei era arrivata a Botticino da sfollata dopo l’alluvione del Polesine sua terra d’origine. Poi il ritorno a casa, quindi nuovamente a Botticino. Il loro legame era nel destino.

 

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