Torre Tintoretto, ora il bando Aler attende il timbro politico

La relazione fissa la base d’asta tra 1,2 e 1,6 milioni: nelle prossime settimane il vertice ad hoc in Loggia
Il dossier torre Tintoretto torna sul tavolo politico di Palazzo Loggia - © www.giornaledibrescia.it
Il dossier torre Tintoretto torna sul tavolo politico di Palazzo Loggia - © www.giornaledibrescia.it
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La relazione si è palesata di prima mattina. E la notizia dell’arrivo di quel numero, uno dei più attesi di sempre - perché carico della responsabilità di stabilire il destino del grattacielo più «chiacchierato» della città - ha fatto scattare subito la convocazione di un vertice in gran segreto. Una riunione ristretta (anzi, ristrettissima) nella quale non si è fatto altro che squadernare gli ultimi dati tecnici.

Perché ora non ci sono più cavilli o strade «amministrative» da sondare: la cifra chiave di circa 1,3 milioni è il valore giusto anche per Alberto Falini, il docente del dipartimento di Economia e management dell’Università di Brescia incaricato dalla Loggia di valutare la stima proposta dall’Aler. E allora la torre Tintoretto può adesso, valutazioni politiche permettendo, avvicinarsi alla prova del mercato.

In realtà la relazione lascia spazio a un mini margine. Per Falini, a seconda del tipo di valorizzazione e di una serie di parametri che si andranno a meglio declinare all’interno dei progetti che verranno presentati (un esempio per tutti: i canoni d’affitto), la base d’asta potrebbe oscillare tra poco più di 1,2 milioni (1.249.000 euro per l’esattezza, numero che pressoché ricalca quello della precedente indagine) e circa 1,6 milioni. Sarà insomma questo il range entro il quale si delineerà la «cifra congrua» che dovrà essere impressa sul bando di gara per fare rinascere il palazzone multicolor di San Polo. Gara che lascerà aperta sia la strada della ristrutturazione e riqualificazione, sia quella dell’abbattimento per poi procedere con la ricostruzione di nuovi edifici.

La cifra impressa nero su bianco dalla relazione vergata da Falini comprende sia l’edificio, di proprietà dell’Azienda di viale Europa, sia il sedime che invece è del Comune (in base alla cifra complessiva, varia in modo inversamente proporzionale anche la valutazione della nuda proprietà). Quali i prossimi passaggi? In Loggia le bocche restano al momento cucite. Certamente si scavalcherà l’estate e altrettanto certamente, nelle prossime settimane, il sindaco Emilio Del Bono e gli assessori, in primis il titolare della delega alla Casa e al Contratto di quartiere Alessandro Cantoni, si ritroveranno per un incontro ad hoc sul «telefilm San Polo». In quella (e solo in quella) sede la Loggia si confronterà su tempistiche e metodo, per poi sedersi al tavolo con gli altri protagonisti di una partita lunga ormai undici anni: l’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale. Sarà infatti proprio l’Aler a emanare l’agognato bando.

Un passaggio chiave quello politico, l’unico in verità a separare la torre dalla prova del mercato. Il testo del bando di gara, infatti, è già stato stilato da mesi ed è pronto per essere emanato. Per farlo è però necessario che la Giunta sigli la delibera attraverso la quale «consegna» all’Azienda il mandato per cedere - e quindi per inserire nell’operazione complessiva affidata alla gara - anche il sedime di proprietà pubblica. Il tutto seguendo criteri ben precisi: la nuova vocazione del comparto è infatti tracciata chiaramente all’interno del Piano di governo del territorio. Ed è quello il «vademecum» che decreterà ossatura e requisiti che i futuri progetti di riqualificazione dovranno seguire alla lettera nella gara per aggiudicarsi la rinascita del sito di San Polo. Tradotto nel dettaglio, il Pgt «chiede» il 70% di alloggi dedicati all’housing sociale, si parla di un canone di circa 350 euro al mese per un trilocale (ma niente edilizia popolare), mentre il restante 30% di superficie dovrà essere destinata a servizi, commerciale ed edilizia libera.

Al momento pare essere ancora vivo l’interesse del fondo Investire Sgr, in orbita Cassa depositi e prestiti, a partecipare all’asta per proporre lo scenario della demolizione del grattacielo. Resta invece ancora un punto interrogativo l’eventuale mano alzata di una cordata di operatori che punterebbero invece sul recupero della torre. Epilogo. Se non subentreranno ulteriori intoppi, è verosimile che Comune e Aler possano tradurre il bando in realtà sul finire di quest’anno. Poi, il limbo dovrebbe finire. Se cioè il bando consegnerà un verdetto sulla base dei criteri individuati (e quindi se qualche operatore si farà effettivamente avanti per proporre un progetto di ristrutturazione del grattacielo, oppure un disegno sulla scia dell’abbattimento), la società che ne uscirà vincitrice potrà realizzare quanto prospettato e proposto. Senza ulteriori stalli o cambi di programma.

 

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