Torre della Pallata, sognando i bresciani che passeggiano in cima
Il punto d’arrivo sarà vedere cittadini e turisti che passeggiano là in cima, magari attraversando una «scalinata artistica» e con il tempo scandito dall’iconico orologio ormai inceppato da anni. Ma per arrivarci bisogna iniziare dal principio: preservare, restaurare e mettere in sicurezza la torre della Pallata, «ingabbiata» nelle impalcature dal 16 marzo.
È questo il punto di partenza concreto per fare tornare il monumento all’antico splendore e riconsegnarlo alla città: un cantiere pilota per testare tecnica e materiali migliori, così da mettere in moto la macchina progettuale nel migliore dei modi di qui alla fine dell’anno, lasciando poi il passo alla fase due della rinascita della torre medioevale.
La sperimentazione
Che tipo di lavoro è in corso dietro quei pannelli bianchi? Tutti gli occhi e i test sono concentrati sul Medolo. Il problema di conservazione della pietra è un grattacapo col quale gli uffici comunali hanno a che fare ormai dal 2009, quando è stata condotta la prima campagna di indagini preventive. Ancora oggi, di tanto in tanto, qualche frammento precipita: per questo l’intervento in corso è prima di tutto una messa in sicurezza. La roccia del resto soffre particolarmente sia la pioggia e l’escursione termica invernale (soprattutto i passaggi dal gelo al disgelo) sia l’aggressività degli inquinanti: per questo si formano quelle «croste nere» che spesso notiamo sulle mura.
Un cruccio, quello del trattamento del Medolo, che a Brescia non riguarda solo la Pallata: la roccia, infatti, è impiegata in numerosi edifici della città, tra cui Palazzo Broletto e torre del Popolo, torre di Porta Bruciata, mura del Castello, chiesa di San Clemente, Duomo vecchio, complesso di Santa Giulia e San Salvatore, per citare solo i più noti.
Nasce da qui l’idea di una necessaria ricerca per risolvere il problema: la Pallata sarà così il cantiere pilota che farà scuola anche per i futuri lavori di manutenzione monumentale. L’obiettivo: ricercare in modo operativo «le procedure necessarie a definire un piano di intervento manutentivo che possa interessare, più che il singolo monumento, un’ampia casistica facente capo a strutture murarie in cui si sia riscontrato come la presenza del Medolo rappresenti la principale criticità conservativa» si legge nella relazione tecnica.
Orologio e riapertura
Un modo, insomma, per riuscire in futuro a non trovarsi ad agire in emergenza, ma per tempo, con scadenze e «richiami» ben precisi, creando una sorta di «libretto sanitario» per la conservazione dei monumenti pubblici. «La finalità, nostra e della Soprintendenza - spiegano dall’assessorato al Patrimonio - è riuscire nell’arco di un paio di mesi a identificare tecnica e prodotto più consoni», una mossa che vale complessivamente 16mila euro. Il progetto esecutivo, già pronto e che costerà circa un milione di euro, sarà dunque integrato e andrà poi a bando: il cantiere dovrebbe partire in autunno. In parallelo la Loggia sta lavorando anche al ripristino dell’orologio: «C’è un progetto in corso - confermano - e nella seconda fase, ci si concentrerà sulla fruibilità della torre stessa. Ma per quello dovrà essere elaborato un disegno più completo: la prospettiva finale sarà la riapertura di questo spazio».
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