Tornare al Natale di una volta, tra «sòch dè rùer» e zampogne
Quest'anno sarà per forza diverso: a detta di molti, il Natale tornerà ad essere essenziale e raccolto. Tra restrizioni e zona rossa, attorno alla tavola imbandita ci saranno al massimo due parenti o amici non conviventi, forse i figli e i nipoti saranno costretti a restare in altre città, magari a causa delle difficoltà economiche legate alla pandemia i pacchetti sotto l’albero non saranno molti. Sono anche tante le famiglie che in questo 2020 hanno perso un loro caro a causa del Covid. Nonostante tutto, la gioia e la speranza delle festività natalizie possono rivivere nei piccoli gesti, come la riscoperta di alcune antiche tradizioni. Usi e costumi che appartenevano ai nostri nonni e che nella loro semplicità raccontavano molto.
Sfogliando l’Enciclopedia bresciana di monsignor Antonio Fappani, alla voce «Natale» non mancano gli spunti per un tuffo nel passato, non senza nostalgia.
In molti ricorderanno la Novena, che per nove giorni accompagnava alla solennità con preghiere e canti. Anche nei piccoli paesi di campagna non mancavano gli zampognari, detti anche pia baghècc, che diffondevano le loro melodie. Il Canto della stella, un rito che variava da paese a paese, consisteva invece nel percorrere le vie suonando e intonando nenie natalizie, portando una stella illuminata da candele infilata in cima a una pertica. Negli ultimi giorni della Novena, specie nella Bassa, vigeva l'usanza del caidù (probabilmente dal francese cadeau, che significa dono) per la quale chi poteva permetterselo costruiva in cortile o nell'aia una catasta di pezzi di legna, a cui potevano attingere i poveri per procurarsi legna per l'inverno.
Numerose sono le tradizioni legate alla Vigilia, a partire dalla cucina: specie in pianura, il piatto della sera del 24 dicembre era l'anguilla, mentre a Lozio e in altri paesi della Valcamonica il digiuno era assoluto, anche se anticipato la sera prima dalla gnochéra, cioè una scorpacciata di gnocchi. Quando ancora la messa di mezzanotte non era così diffusa, la gente si raccoglieva nelle stalle, dove si diceva il rosario e si raccontavano storie di pastori e di magi.
Intanto in casa veniva acceso nel camino èl sòch dè rùer: un ceppo da far durare fino all'Epifania, a cui venivano aggiunte fronde di ginepro e di lauro. Si pensava, infatti, che l’aroma sprigionato dalla legna preservasse dalla corruzione e fosse emblema di immortalità. Carbone e cenere del fuoco, ritenuti benedetti, venivano usati per il bucato. Attorno al focolare, prima di andare a letto, venivano disposte due sedie perché passando nella notte la Madonna e san Giuseppe potessero riposarsi.
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