«Tornado del capitano Valentini a quota non prevista»
Novemila piedi e non mille. In altre parole, duemilasettecento metri e non 300 metri, quota dello schianto. L'aereo del capitano Mariangela Valentini, pilota di uno dei due Tornado del Sesto stormo di Ghedi coinvolti il 19 agosto scorso nel tragico incidente aereo costato la vita a quattro ufficiali dell’Aeronautica militare, si sarebbe dovuto trovare ad una altitudine diversa da quella cui effettivamente si trovava. Il programma di volo al momento dell'impatto con l'altro Tornado, quello pilotato dal capitano Alessandro Dotto, prevedeva che volasse molto più in alto. Lo rivela la Procura militare di Verona che dagli accertamenti in corso rileva come «non vi sia corrispondenza con l'altezza pianificata».
Enrico Buttitta, capo della Procura militare scaligera, che procede per perdita colposa di aeromobile, tuttavia, induce alla massima prudenza e assicura che il suo ufficio «è ben lungi dall’attribuire allo stato colpe o responsabilità all’uno o all’altro equipaggio: il pilota, infatti - spiegano le fonti della Procura -, può avere mille ragioni di natura tecnica che lo possono indurre a cambiare l'altezza pianificata. Il pilota al momento del volo deve prendere in considerazione mille cose e può quindi decidere il da farsi». I due velivoli avevano missioni ben distinte: i rispettivi obiettivi distavano 29 miglia nautiche l'uno dall'altro, e al momento dell'impatto il Tornado del capitano Mariangela Valentini aveva già ultimato la propria missione, mentre il cacciabombardiere del capitano Alessandro Dotto stava per raggiungere il proprio bersaglio.
Cosa allora avrebbe indotto il capitano Valentini a mantenere una quota più bassa: la Procura militare scaligera avanza una ipotesi. Quel pomeriggio mancò il contatto radio tra il Tornado della giovane ufficiale e il controllo del traffico aereo di terra che doveva autorizzarla a prendere quota. In mancanza di un consenso esplicito il pilota avrebbe deciso di mantenere la quota. Tragicamente la stessa dell’altro Tornado, che volava con assetto tale che il sole poteva ridurre la visibilità dell’equipaggio.
In ogni caso, gli inquirenti non escludono nessuna pista, neppure quella di un’avaria tecnica. Bisognerà in ogni caso attendere l’esito delle perizie disposte dalla magistratura di Ascoli, che indaga per l'ipotesi di disastro aereo colposo. Ma ci vorranno mesi».
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