Toccare il fondo per trovare la volontà di rinascere: la scuola del futuro oltre il Covid

Bianca Terzoni
All'Auditorium San Barnaba di Brescia un convegno per riflettere su quello che rimane tra studenti e insegnanti del periodo pandemico
Sui banchi di scuola
Sui banchi di scuola
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Nero. Per Marta, studentessa e parte della Consulta provinciale degli studenti di Brescia, è questa la parola che riassume il periodo del Covid. A casa, lontano dalle attività di sempre e dal calore del contatto umano. 

Sembra ripetitivo parlare ancora delle profonde ferite che la pandemia ha lasciato nei giovani studenti, ma è da lì che deve partire un moto di rinnovamento, e che si ritrova il valore dell’educazione. Perché è proprio quando si tocca il fondo che si trova la forza di reagire, anche in modi diversi.

I corridoi deserti di una scuola
I corridoi deserti di una scuola

Ne sono esempio le parole di Paola Bellandi, insegnante di sostegno all’IC di Borgosatollo, che descrive la sua esperienza di reazione al lockdown come una sorta di «tsunami organizzativo», in cui si sono cercate le risorse necessarie per ritrovare il benessere, in primis nell’ambito scolastico. La professoressa, intervenuta al convegno «Oltre il Covid, guardando la scuola del futuro», promosso da Casa della Memoria Brescia, ha illustrato il progetto d’istituto «Coraggio, insieme si supera». Un progetto di ascolto che coinvolge circa 800 studenti, il cui scopo è quello di prendere consapevolezza di cosa è stato, e di condividerlo. Il fine ultimo è quello di trasformare: non cancellare, ma «mettere a fuoco i punti di forza e le emozioni positive», a partire dalla scuola d’infanzia. 

Proprio anche ai più piccoli la pandemia e la sofferenza vanno spiegate, perchè le domande da parte loro sono tante. Laura Gamba, maestra all’Istituto Comprensivo «Mario Bellini» ha provato a narrare ai bambini cosa stava succedendo reinventandosi, e facendo attività con «finalità educative per dare spensieratezza e leggerezza». Fino ad arrivare a confezionare un libro con i disegni delle paure dei bambini, e mostrando come queste possano essere superate. Niente discorsi lunghi e contorti, solo tanta carta velina. «Chissà se avendo vissuto queste difficoltà saranno adulti migliori di noi» è la riflessione finale che la maestra si pone. 

Attività in classe - © www.giornaledibrescia.it
Attività in classe - © www.giornaledibrescia.it

Di fronte al Covid, come scuola «siamo una comunità e condividiamo una prospettiva» afferma Laura Butti, professoressa dell’IIS «Don Milani» di Montichiari. I ragazzi qui hanno preso consapevolezza di quello che hanno passato e di come ciò abbia inciso sulla loro quotidianità. Allora, diventano anche in grado di rispondere a come vorrebbero la scuola del futuro: valorizzazione, orientamento, motivazione, società e relazione. È questa la ricetta necessaria che i ragazzi del «Don Milani» hanno creato, e gli ingredienti che li aiutano a crescere, ad evolversi. Con la volontà che un futuro migliore parte anche dal presente e dagli studenti stessi. 

Non solo consapevolezza. Gran parte del periodo di quarantena e di privazioni di libertà personale hanno costretto a interrogarsi sul proprio io, su quello che si sente dentro, e che a volte fatichiamo a far venir fuori. Forse non è stata una sofferenza fisica, ma dai testi letti dagli studenti del liceo Classico «Arnaldo», coordinati dal professor Luigi Tonoli, emerge tutto il senso di inspiegabile terrore che hanno dovuto affrontare. In un periodo della vita di normali cambiamenti, sono stati travolti da un cambiamento più grande, che ha spazzato via tutte le loro certezze. «A cena eravamo tutti come fango, io mentivo a me stessa ed ero prigioniera di una maglietta di spilli» racconta Alice. «La paura ha messo tutti sullo stesso piano» afferma Lorenzo. Ma in un momento in cui le relazioni diventano «solo condivisione di parole, non di esperienze» si scopre qualcos’altro. 

I ragazzi del liceo Arnaldo al convegno in San Barnaba -  © www.giornaledibrescia.it
I ragazzi del liceo Arnaldo al convegno in San Barnaba - © www.giornaledibrescia.it

Se ne trae una «richiesta e una volontà di diventare adulti» commenta la psicoanalista Adelaide Baldo al termine del convegno. La paura e la confusione vengono annullate dalla responsabilità e dalla percezione di un futuro che si compirà. Da qui si riparte, e riparte anche la scuola. Ovviamente senza cancellare il passato, perché per Manlio Milani, responsabile di Casa della Memoria, «dimenticare è suicida». Ma i ragazzi una luce in fondo a quel nero la vedono, e la volontà di combattere la trovano. Si chiama speranza. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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