Tiziano Ronchi: «I miei cinquanta giorni da incubo in Nepal»
Si è chiusa con una multa da 350 euro la vicenda di Tiziano Ronchi, il docente bresciano arrestato il 5 marzo costretto a rimanere per settimane in Nepal con l’accusa di aver prelevato dei reperti sacri vicino ad un tempio. La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Bhaktapur.
Ronchi, che nei giorni scorsi ha ripreso a insegnare all’Accademia Santa Giulia, ha diffuso un video in cui racconta i suoi quasi cinquanta giorni di detenzione e parla di «esito paradossale» riferendosi al pagamento dell’ammenda, cui è stato condannato a fronte della «situazione strema» cui è stato sottoposto e della richiesta di detenzione che era stata formulata dai suoi accusatori.
«Il pensiero di quanto vissuto - spiega nel video - si trasformerà in un impegno costante verso coloro che non hanno voce e che sono tuttora ingiustamente reclusi e costretti a un silenzio straziante. Ho vissuto 50 giorni da incubo in cui mi hanno tenuto in vita la voce dei miei cari, l’arte, il pensiero delle splendide persone incontrate lungo l’ascesa dell'Himalaya e la pervasiva forza del sacro. Questa esperienza mi ha profondamente segnato e straziato, ma non perderò la luce che comunque il Nepal ha portato nel mio essere, perchè rimane per me un luogo straordinario del cuore».Il docente bresciano, che aveva lasciato il Paese prendendosi la responsabilità e tornando in Italia, a Sarezzo, una settimana fa, ha diffuso nelle scorse ore una lettera aperta e un «Memoriale dei miei 50 giorni di costrizione», che trovate qui in allegato, in cui racconta nel dettaglio quanto accaduto intorno alle 13 del 5 marzo quando nei pressi di una piscina dominata dalla statua di un grande cobra il docente ha notato degli oggetti di legno abbandonati a terra intorno allo specchio d’acqua e li ha raccolti per osservarli.
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