Tinteggiare la vita

Le attività che inaspettatamente ti gratificano Francesco Alberti·
Tinteggiatura (simbolica)
Tinteggiatura (simbolica)
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Partendo dalla constatazione che di questi tempi se devi fare una videochiamata e non hai alle spalle una libreria non sei nessuno, mi sono messo a riordinare i volumi sui vari ripiani. Ho posizionato in primo piano i grandi classici, quelli che trovi facilmente riassunti su internet, così puoi sempre dire che li stai rileggendo in questi tempi di isolamento forzato.

Nello spostare i ponderosi volumi della Recherche di Proust (ah le madeleine...) mi sono reso conto che il muro aveva bisogno urgente di una tinteggiata. Detto fatto, ho messo insieme una squadretta di miei familiari conviventi e avanti, siamo scesi in campo. Fondamentale la preparazione: più è dettagliata, meno fatica si farà nella pulizia poi.

Allora la cartanastro sui battiscopa e attorno alle porte, il cellophane leggero come un velo a coprire i mobili, vecchie coperte e giornali a terra. La preparazione della pittura è fondamentale, né troppo liquida né troppo densa, bisogna saper trovare il giusto equilibrio. Si può poi scegliere tra rullo e pennello, entrambi nascondono insidie che si scoprono poco alla volta; più veloce uno, ma con il rischio sbrodolata, più lento e preciso quell’altro.

Tutto sta a scegliere la propria strada. La prima mano decisa ma non eccessiva, agli errori si potrà rimediare con la seconda passata a patto che non siano madornali. È stupefacente come in un’attività manuale siano racchiuse tutte le sfaccettature della vita. E quanto sia gratificante il risultato finale. E ancora più incredibile quanto la filosofia delle piccole attività del quotidiano si colga guardando gli altri che lavorano.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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