Terrorismo, per il Riesame Elezi non aveva agganci con l'Isis
Sicuramente un fanatico, ma senza reali agganci per poter arruolare persone nell’Isis. Per questo il Tribunale del Riesame di Brescia ha scarcerato Elvis Elezi, arrestato nel Piemontese nell’ambito dell’inchiesta anti-terrorismo della Procura di Brescia.
Per la Digos bresciana, che aveva condotto le indagini, Elvis e lo zio Alban, entrambi di origi albanesi, facevano parte di una cellula islamica in cerca di potenziali terroristi. Sarebbero stati loro a mandare in Siria Anas El Abboubi, giovane marocchino residente a Vobarno, arrestato nel luglio di due anni fa, poi scarcerato e infine partito per il territorio siriano, dove ha fatto perdere le proprie tracce.
Per il Tribunale del Riesame, lo stesso che aveva scarcerato El Abboubi, mancano i gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Elvis Elezi, tornato quindi in libertà. La Procura di Brescia ha già presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza del Riesame.
«Non ci sono elementi di prova a far ritenere che zio e nipote avessero capacità di arruolmaneto nelle file dell’Isis o fossero in diretto contatto con persone aventi tali potestà», scrivono i giudici del Riesame nelle 33 pagine di motivazione della sentenza.
«Sarebbe infatti impossibile - si legge - pensare che l’arruolamento possa avvenire in modo automatico senza che la stessa organizzazione non verifichi l’origine e le intenzioni dell’arruolando». Anche se, sottolinea il Riesame, Elvis Elezi ha condotto attività di proselitismo e di istigaizone. Lo ha fatto più volte nel corso di telefonate intercettate.
Soprattutto nei contatti con Ben Ammar, nato in Italia da genitori tunisini, minorenne all’epoca dei fatti, che aveva manifestato l’intenzione di partire per la Siria, per poi tirarsi indietro. E per il quale il tribunale di Como ha disposto nei giorni scorsi la sorveglianza speciale con il ritiro del passaporto per cinque anni.
Elezi torna quindi in libertà, mentre un altro coinvolto nell’inchiesta, Halili El Madhi, residente anche lui nel Torinese e accusato di apologia di reato, esce dal carcere per finire agli arresti domiciliari. Si tratta dell’autore di un documento sull’Islam, tradotto in italiano e diffuso in Internet. Una sorta di esaltazione dello stato islamico. Un documento che per il Riesame ha la finalità di suscitare nuove adesioni all’Isis. Ma il reato di apologia, scrive il Riesame, non prevede il carcere e quindi Halili finisce ai domiciliari. Del suo destino si occuperà, per competenza territoriale, il Tribunale di Ivrea.
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