Terrore a Milano, le voci bresciane

Le indagini sui fatti saranno svolte dalla Procura di Brescia. Giardiello nell'interrogatorio afferma: «Volevo vendicarmi».
Strage al Palagiustizia, il terrore dei bresciani a Milano
AA
Le voci dei bresciani presenti a Milano, un precedente che si verificò nella nostra città. Parole e ricordi che fanno da sfondo alla tragica vicenda che ha avuto luogo al Palazzo di Giustizia di Milano, dove un uomo, Claudio Giardiello, ha sparato uccidendo tre persone: l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, l’ex giudice fallimentare Fernando Ciampi e Giorgio Erba, imputato nello stesso processo in cui era coinvolto l’assassino.
 
Le indagini sui fatti saranno svolte dalla Procura di Brescia. La competenza è determinata dal fatto che tra le vittime c’è il giudice Fernando Ciampi, che era in servizio a Milano.
 
Il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno spiega il gesto folle di Giardello, che in interrogatorio ha affermato: «Volevo vendicarmi». L’uomo, ha raccontato Buonanno, «aveva con sé due caricatori ed ha esploso tredici colpi in un’azione che aveva già programmato»
 
Michele Bontempi, avvocato bresciano, era presente al Palazzo di Giustizia meneghino. «Ero nei pressi della scala del Tribunale - afferma -, ho visto tantissime persone uscire molto allarmate». L’avvocato parla anche di sicurezza nei palazzi di giustizia: «A Brescia - afferma - si passa tutti sotto un metal detector. A Milano basta esibire il tesserino di avvocato».
 
Un fatto che presenta analogie con quanto accadde a Brescia sul finire degli anni Sessanta. È il 17 marzo 1969. Il procuratore capo Agostino Pianta viene ucciso nel Palazzo di Giustizia. È il primo magistrato italiano a cadere sul posto di lavoro.
 
«Assassinato con due colpi al cuore da un ex detenuto» titola il giorno seguente il Giornale di Brescia. A premere il grilletto, al secondo piano del tribunale, all’epoca in via Moretto, è Loris Guizzardi, 60enne, tornato in libertà l’agosto dell’anno precedente dopo una condanna a 25 anni. «Mi avevano condannato ingiustamente, per questo volevo uccidere un giudice», afferma l’uomo al momento dell’arresto. Agostino Pianta viene colpito alle spalle mentre entra nel suo ufficio per ascoltare proprio l’ex detenuto, assetato di vendetta.
 
Un precedente, rispetto ai fatti di oggi, entrato nella storia. Un’atroce mattinata di sangue come quella vissuta a Milano nelle scorse ore.
 
Meno drammatico, ma sicuramente preoccupante il fatto accaduto il 25 maggio del 2012, quando al Palazzo di Giustizia in via Lattanzio Gambara entra un uomo che nasconde sotto il giubbino un sacchetto pieno di benzina. Minaccia di darsi fuoco a fianco dell’aula dove è in programma l’udienza per la messa all’asta della casa di famiglia. Viene fermato in tempo, prima di mettere in pratica il suo piano, grazie alla collaborazione di un avvocato, Paolo Castelletti.
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia