«Terapie a Noemi»: il Civile finisce in Procura

Il Tribunale dell'Aquila impone le terapie per la piccola Noemi e invia gli atti alla Procura di Brescia per il «mancato adempimento».
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Ci sarà l’inchiesta «sul mancato adempimento» da parte dell’Ospedale Civile di Brescia di quanto disposto nell’ordinanza del tribunale dell’Aquila in merito alle cure con il metodo stamina alla piccola Noemi, la bimba di Guardiagrele (Chieti) affetta da Sma1, Atrofia muscolare spinale, che avrebbe dovuto essere sottoposta alle infusioni con cellule staminali dallo scorso mese di dicembre, all’epoca della prima ordinanza dei giudici aquilani.

Come si sottolinea nella nuova ordinanza, arrivata alla vigilia di Ferragosto, il collegio giudicante ha deciso di inviare gli atti alla Procura della Repubblica di Brescia che ora dovrà aprire una indagine.

I giudici aquilani hanno denunciato per la seconda volta le mancate cure a Noemi. Nel rigettare ogni istanza presentata dall’ospedale di Brescia, i giudici aquilani hanno bacchettato l’azienda ospedaliera anche con passaggi di una certa durezza spiegando che ha «posto in essere comportamenti dilatori».

Sul ricorso presentato per avere chiarimenti in merito all’ordinanza del 10 luglio scorso con la quale si ordinavano le cure a Noemi a partire dal 25 luglio, indicando la biologa di stamina Erica Molino come commissario ad acta e quindi capo dell’equipe incaricata di operare, il tribunale sostiene che «non può non rilevarsi come le questioni sollevate appaiono pretestuose ed elusive rispetto al provvedimento emanato da questo giudice come già avvenuto in precedenza e stigmatizzato nell’ordinanza del 10 luglio scorso».

Da parte sua, il direttore generale del Civile, Ezio Belleri, sostiene in un comunicato «di aver sempre puntualmente dato esecuzione degli ordini predetti». 

«Laddove è risultato necessario l'Azienda si è limitata a richiedere ai Giudici di indicare in modo preciso le modalità di esecuzione delle ordinanze stesse, ciò per la ineludubile necessità di dare alla somministrazione del trattamento stamina, un legittimo fondamento, in relazione al fatto che sono in corso indagini della Magistratura che ravvisano nella stessa possibili illeciti penali», si legge ancora nella nota. «A tale posizione l'Azienda continuerà ad attenersi  anche ad esonero di ogni responsabilità propria e dei suoi operatori».

Il Tribunale dell’Aquila dispone comunque «che si proceda ad iniziare il trattamento nei confronti della piccola Noemi a prescindere dalla sua posizione nella cosiddetta lista di attesa», con il metodo ideato dal professor Davide Vannoni, della Stamina Foundation, laureato in filosofia.

Già sotto processo a Torino, per Vannoni è stato chiesto il rinvio a giudizio per associazione a delinquere finalizzata alla truffa alla somministrazione di farmaci pericolosi e all’abuso di ufficio.

In novembre, oltre a lui dovranno presentarsi all’udienza preliminare a Torino, tra gli altri, il braccio destro Marino Andolina, la stessa Enrica Molino, Ermanna Derelli, ex direttore sanitario del Civile, Fulvio Porta, direttore del reparto di oncoematologia pediatrica, Carmen Terraroli, responsabile del coordinamento ricerca clinica e Arnalda Lanfranchi, responsabile del laboratorio staminali del presidio pediatrico del Civile. Imputati, con altre sei persone, per quelle stesse terapie imposte ora dal Tribunale dell’Aquila.

Il tutto mentre si attende il paere del comitato scientifico sulla sperimentazione del metodo Stamina nominato dal ministero della Salute. Secondo la titolare del dicastero, Beatrice Lorenzin, «un responso definitivo» arriverà «verso settembre o ottobre».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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