Tempio Sikh: un anno senza risposte

La richiesta è stata avanzata nel marzo 2014 alla Loggia dalla comunità Sikh, che ha preso in affitto un capannone in via Bonardi
Tempio Sikh: un anno senza risposte
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Quattro marzo 2014, 20 maggio 2015. Alla prima data risale il deposito della richiesta per l’apertura di un tempio della comunità Sikh in un capannone di via Bonardi, una traversa di via Villa Glori. La seconda data corrisponde all’udienza fissata al Tribunale amministrativo di Brescia per discutere il ricorso presentato dal proprietario dell’edificio in questione: senza risposta da oltre un anno chiede che scatti il silenzio assenso e che il capannone possa aprirsi alle preghiere. In mezzo c’è un lungo iter burocratico che non ha portato nulla, a parte l’esasperazione dei rappresentanti della comunità indiana che vorrebbero ricevere un segnale dalla Loggia.

«Chiediamo solo un luogo per pregare - dice Gurmail Multani, esponente dei Sikh, a Brescia da venticinque anni -. Il Comune deve darci una risposta: se fosse sì ci farebbe piacere, ma se anche fosse un no vorremmo discuterne. Siamo disponibili a trovare un altro spazio, basta che ci facciano sapere cosa dobbiamo fare».

Il tempio ospiterebbe alcune centinaia di persone, i Sikh ne stimano circa trecento sui tremila fedeli presenti in città, per le funzioni del sabato sera e della domenica mattina. A Flero c’è già un edificio molto capiente dedicato alla preghiera, destinato peraltro a essere ampliato con l’assenso dell’amministrazione, ma la comunità vuole trovare un luogo per chi non riesce a spostarsi verso l’hinterland.

Secondo l’assessore alla Casa e alla Partecipazione del Comune, Marco Fenaroli, il luogo scelto non sarebbe adatto perché proprio in via Bonardi c’è già un centro islamico e ci sarebbe il rischio di tensioni.
«Per noi non c’è alcun problema - spiega Multani -. Abbiamo già parlato con il centro, possiamo tranquillamente convivere. Ci ritroviamo in momenti diversi e di sicuro non vogliamo creare tensioni. E inoltre non viviamo forse negli stessi palazzi, non prendiamo tutti gli stessi autobus? Indiani, pakistani, marocchini, albanesi, italiani: siamo tutti mescolati».

Dal punto di vista tecnico la questione è gestita da Michela Tiboni, assessore all’Urbanistica. Oltre a una serie di rilievi sui parcheggi, a cui la comunità Sikh ha risposto puntualmente ribadendone la presenza in numero sufficiente, l’assessorato ha messo in evidenza come la recente legge regionale in materia di luoghi di culto imponga una sospensione della pratica. «A Brescia manca il piano degli insediamenti religiosi previsto dalla legge - spiega Tiboni -. Dovrà essere fatto in sede di variante di pgt, il tempio sikh non può dunque essere discusso».

L’avvocato che difende il proprietario dello stabile, Roberto Massari, è però di avviso completamente diverso.
«Il Comune aveva duecentodieci giorni di tempo per chiudere la pratica, si tratta di una normale richiesta di cambio di destinazione d’uso - spiega il legale - Secondo i nostri calcoli avremmo dovuto ricevere risposta lo scorso novembre, ma il Comune è rimasto fermo».

A inizio marzo, dunque, è stato presentato il ricorso al Tar: «La legge regionale in materia di urbanistica stabilisce che o si fornisce un no motivato, o si dà il permesso di costruire con cambio di destinazione d’uso. In caso contrario scatta il silenzio assenso». Ed è di questo che si discuterà il prossimo 20 maggio al Tar. Per eventuali confronti al di fuori dal tribunale il tempo sembra ormai scaduto.

Emanuele Galesi
e.galesi@giornaledibrescia.it

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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