Tempio Sikh in città, la Loggia dice no
Parere negativo. Perché la legge regionale del 3 febbraio 2015, la cosiddetta anti moschee, prevede che gli edifici religiosi possano essere realizzati solo se il Pgt della città prevede un Piano delle attrezzature religiose, e Brescia non ce l’ha, e perché non sarebbe ancora chiara la disponibilità di parcheggi.
La Loggia ha detto no alla comunità Sikh di Brescia, che nel marzo 2014 aveva chiesto di realizzare un tempio all’interno di un capannone di via Bonardi. A oltre un anno di distanza dalla domanda, il 20 aprile è arrivato il documento della Commissione edilizia, firmato dal responsabile di settore, Franco Claretti. A questo punto Gurmail Multani, rappresentante dei Sikh in città, ha dieci giorni di tempo per presentare «memorie, osservazioni, eventualmente corredate da documenti».
Il diniego era nell’aria. Che la Loggia non fosse propensa a dare il via libera al progetto lo si era capito dai tempi lunghi della risposta, oltre che dalle recenti dichiarazioni degli assessori Marco Fenaroli e Michela Tiboni, a cui avevamo chiesto conto del ritardo. Per il primo è un problema il fatto che a pochi metri di distanza dal capannone che dovrebbe ospitare il tempio ci sia la moschea di via Bonardi, che non è mai stata chiusa nonostante la passata amministrazione lamentasse la mancanza di autorizzazioni. La seconda aveva citato la legge regionale sugli edifici religiosi e il problema dei parcheggi, le argomentazioni contenute in un parere della Commissione Urbanistica, riprese ora da quella Edilizia.
Nei giorni scorsi i Sikh hanno avuto un incontro con l’assessore alla Sicurezza, Valter Muchetti, per capire come sbloccare la situazione. Sembrava l’apertura di un dialogo, la comunità indiana si era anche detta disponibile a trovare un’altra sede. Ora il parere negativo rimanda le sorti del progetto al Tar. Già, perché in attesa di una risposta dalla Loggia, il proprietario del capannone ha presentato ricorso sostenendo che siano scaduti i termini e che quindi si possa considerare valido il meccanismo del silenzio assenso. Il Comune avrebbe dovuto decidere entro duecentodieci giorni, è la tesi dell’avvocato Roberto Massari, legale del proprietario dell’immobile. Passato, e di molto, il periodo consentito, l’avvocato si aspetta che il Tar sblocchi il progetto.
A completare il quadro vi è il fatto che la legge anti moschee sia stata impugnata dal Governo davanti alla Corte Costituzionale proprio per le restrizioni che impone agli edifici religiosi. Limiti che, secondo i detrattori, minerebbero i principi della libertà di culto. Tra i contrari al provvedimento, oltre alla Curia lombarda, vi erano anche gli esponenti del centrosinistra in regione. La legge tra le altre cose impone la non meglio precisata congruità dimensionale e architettonica degli edifici di culto con il paesaggio lombardo, «distanze adeguate» tra gli spazi usati da diverse confessioni, un impianto di videosorveglianza per controllare i fedeli e a una dotazione di parcheggi su una superficie pari al 200% della metratura dell’edificio. E' inoltre previsto l’obbligo per i Comuni di dotarsi di «un piano delle attrezzature religiose» nel pgt, ma Brescia ancora non ce l'ha. La legge è entrata in vigore in vigore un anno dopo la richiesta di realizzazione del tempio e ora è alla base del parere negativo della Loggia. L’appuntamento, a questo punto è al Tar: il 20 maggio c’è l’udienza sul caso Sikh.
Emanuele Galesi
e.galesi@giornaledibrescia.it
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