Teleriscaldamento, «tariffe da rivedere» ma è rebus sui calcoli
La relazione è stata approvata all’unanimità. Come un mese fa in commissione. In base al testo che raccoglie la petizione di Legambiente, ora la Loggia chiederà ad A2A di cambiare il metodo di calcolo delle tariffe, applicando «da subito» il sistema del costo evitato utilizzato da Arera, «se tale metodo porterà ad una effettiva riduzione dei prezzi per i cittadini».
L’incognita è propria questa: il metodo del costo evitato è davvero più vantaggioso per i cittadini rispetto al sistema applicato finora da A2A? Legambiente ne è convinta, tanto che il suo presidente Danilo Scaramella ha stimato che le tariffe possano essere tagliate del 20%. Le prime simulazioni direbbero però il contrario. Ieri mattina, prima del consiglio comunale che ha votato la «relazione», si è tenuto il tavolo tecnico voluto dalle commissioni Bilancio e Ambiente proprio per entrare nei numeri e pesare l’effetto dei due algoritmi sulle tariffe.
Non solo. Riferendosi all’indagine nazionale Arera, la relazione spiega come a Brescia «il prezzo del teleriscaldamento è risultato inferiore rispetto al corrispondente utilizzo di un sistema a gas», nonostante non abbia l’Iva agevolata al 5% come avviene per il gas. Insomma, la relazione è stata approvata in modo bipartisan. Ma sarà il tavolo tecnico a sviscerare quale sia il metodo di calcolo più conveniente per i cittadini.
«Dopo il primo incontro, ne seguiranno altri, così da restituire alla politica tutti gli elementi» ha spiegato Roberto Omodei (Pd), presidente della commissione Ambiente. Resta che, nel tavolo tecnico di ieri, è emerso un altro tema. La rete di teleriscaldamento di Brescia è alimentata per il 70% dal calore prodotto coi rifiuti. Ma per il calcolo del prezzo va tenuta in considerazione la quota di «calore da fonti non fossili» utilizzata dall’intero gruppo A2A per tutte le sue reti di teleriscaldamento. Non solo quella di Brescia. E così la quota scende al 52,8%.
Ma, è l’obiezione di Legambiente, i cittadini bresciani vanno in qualche modo compensati per la presenza di un termoutilizzatore che brucia 700mila tonnellate l’anno e che rende «virtuoso» il sistema bresciano. Sempre più virtuoso, visti gli investimenti degli ultimi anni (accumuli, Ori Martin, Alfa Acciai, recupero fumi) ma i cui benefici - è la tesi degli ambientalisti - non ricadono in maniera sufficiente sui cittadini.
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